“Seguendo [Antonio] Labriola, lo «scrupoloso interprete della dottrina» che aveva definito il materialismo storico l’ultima e definitiva filosofia della storia, al contrario di Croce, egli afferma il carattere di filosofia della storia della teoria marxiana, rivelatrice del corso necessario della storia, senza il quale il socialismo si sarebbe di nuovo ridotto a utopia: il valore della dottrina, infatti, «non consiste tanto nella critica della storia», come sostenuto da Croce, quanto «nelle conseguenze filosofiche che se ne derivano in ordine all’unità e continuità del processo storico» (33). Per Croce, che riconosce nel suo interlocutore la piena padronanza della questione, non vi era invece connessione necessaria tra dottrina e socialismo moderno, e negare validità scientifica alla prima non significava negare la possibilità del secondo: poiché il socialismo critico, diversamente da quello utopistico, si fondava «sul calcolo delle forze sociali realmente esistenti o in atto di formazione», egli sottolineava il peso della concreta azione politica per la sua realizzazione che rimaneva ‘possibile’, non necessaria. Il carattere ‘necessario’ del socialismo è per Gentile, al contrario, la sostanza del pensiero di Marx e dell’interpretazione di Labriola: «Il socialismo ha ricercato nella storia la ragione della sua legittimità; e dalla critica della storia ha derivato un’importantissima conclusione: che esso non è ideale da vagheggiarsi per motivi di sentimento, ma meta cui l’andamento della società conduce. E così di utopia diventava scienza; veniva sottratto al dominio mutevole e arbitrario delle passioni individuali e soggettive, e presentato come uno stadio necessario e definitivo di un movimento assoluto». Alla visione “empirica” di Croce, per il quale il socialismo si fondava sulla fede politica e sull’osservazione della realtà, Gentile ne oppone una teoreticamente unitaria e totalizzante, che trascurando il peso delle convinzioni morali e politiche intende verificare il carattere scientifico del socialismo in base alla coerenza dottrinale del marxismo: «o il materialismo storico ha carattere filosofico; e allora fonda il socialismo; o non ha cotesto carattere; e in questo caso, anche essendo esso verissimo, non offre nessun’arma appropriata ai socialisti, e, in quanto teoria, può giovare a loro, come a’ loro avversari», scrive a Croce nell’aprile 1897 annunciando il proposito di «ristudiare dal lato filosofico la questione». Il socialismo sarebbe stato quindi valido solo se valido fosse risultato il suo fondamento teorico (34). Nella dissertazione di quell’anno – che riecheggia molti passi delle lettere a Croce – i punti di riferimento sono in sostanza i due saggi di Labriola del 1895 e del 1896 e la memoria di Croce del 1896. Quasi nulla è la conoscenza diretta di testi di Marx e di Engels, che allora non circolavano se non a stento in Italia: la prefazione a ‘Per la critica dell’economia politica’ è citata nella traduzione che ne aveva data Labriola nel secondo saggio, mentre le uniche citazioni dirette sono dalle traduzioni italiane del ‘Manifesto del partito comunista’ e di ‘Socialismo utopistico e socialismo scientifico’, estratto dell”Antidühring’ di Engels (35)” [Gabriele Turi, ‘Giovanni Gentile. Una biografia’, Firenze, 1995] (pag 61-63) [(33) G. a Croce, 17 gennaio 1897 (GC, vol. I, pp. 17-28). Per Croce cfr. E. Agazzi, ‘Il giovane Croce e il marxismo’, Torino, Einaudi, 1962; (34) Croce a G., 9 febbraio 1897 (CG, pp. 4-5); G. a Croce, 18 febbraio e 9 aprile 1897 (GC, vol. I, pp. 29-30, 35-36); (35) Cfr. anche le osservazioni di Ignazio Volpicelli nell’introduzione a Gentile, ‘Il materialismo storico nella dissertazione inedita del 1897’, Roma, Armando, 1980, in particolare pp. 42-46]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:15 Maggio 2017