“La «parte più illuminata degli operai – scrive Marx – comprende perfettamente che il futuro della sua classe, (…) dipende totalmente dalla formazione delle giovani generazioni», pertanto a nessuno, genitore o datore di lavoro che sia, «può venir dato (…) il permesso di usare del lavoro dei fanciulli o di adolescenti, se non a patto che quel lavoro produttivo sia legato con l’istruzione». Intendendo per istruzione un combinato di «formazione spirituale», di «educazione fisica» e «di istruzione politecnica che trasmetta i fondamenti scientifici generali di tutti i processi di produzione, e che contemporaneamente introduca il fanciullo e l’adolescente nell’uso pratico e nella capacità di maneggiare gli strumenti elementari di tutti i mestieri» (32). Un’articolazione dell’istruzione in cui la parola chiave, accolta dall’Internazionale, è «politecnica», un termine che Marx nel ‘Capitale’ non usa, parla invece di «istruzione tecnologica teorica e pratica». Una realtà già presente nel mondo industriale, infatti, ricorda Marx, sia la legislazione inglese sulle fabbriche e sia l’azione filantropica di Owen hanno dimostrato la possibilità di collegare l’istruzione e la ginnastica col lavoro produttivo, ma anche il lavoro manuale con l’istruzione e la ginnastica. Quindi la proposta avanzata non è una escogitazione ideologica ma una realtà già in atto e rappresenta, come abbiamo già detto, per Marx, il «germe dell’educazione dell’avvenire». Nell’agosto 1869, al Consiglio generale dell’Associazione internazionale dei lavoratori, a tre anni di distanza dalle ‘Istruzioni ai delegati’, Marx ritorna alla questione dell’istruzione politecnica (33) e nel 1875, nella ‘Critica al programma di Gotha’, ribadisce la richiesta del legame dell’istruzione col lavoro produttivo, in quanto «uno dei più potenti mezzi di trasformazione della odierna società» (34), da subordinare alla regolamentazione della durata del lavoro secondo le diverse età. Marx si preoccupava inoltre di chiarire la funzione progressiva della meccanizzazione industriale per la stessa classe operaia, con tutte le contraddizioni che il fatto comportava. Così, in un intervento al consiglio generale del 4 agosto 1868, asseriva che «l’uso delle macchine si è dimostrato da un lato uno degli strumenti più potenti del dispotismo e dello sfruttamento nelle mani della classe dei capitalisti, da un altro lato, lo sviluppo della meccanizzazione crea le condizioni materiali necessarie per la soppressione del lavoro salariato mediante un effettivo sistema sociale di produzione» (35)” [Vincenzo Orsomarso, ‘Marx, l’educazione e la divisione del lavoro’, (in) ‘I problemi della psicologia’, Anicia, Roma, n. 2, luglio-dicembre 2015] [(32) K. Marx ‘Istruzioni ai delegati del Consiglio generale provvisorio su singole questioni’, in M.A. Manacorda (a.c. di), ‘Il marxismo e l’educazione. Marx, Engels, Lenin’, Roma, Armando Armando Editore, 1964, pp. 111-112. Per Marx alla «suddivisione dei fanciulli e degli adolescenti dai 9 ai 17 anni in tre classi, dovrebbe essere collegato un programma graduale e progressivo d’istruzione spirituale, ginnica e politecnica. Ad eccezione della prima classe, i costi delle scuole politecniche dovrebbero essere parzialmente coperti con la vendita dei loro prodotti. L’unione di lavoro produttivo remunerato, formazione spirituale, esercizio fisico e addestramento politecnico innalzerà la classe operaia molto al di sopra delle classi superiori e medie. Si comprende da sé che l’occupazione di tutte le persone dai 9 ai 17 anni (inclusi) nel lavoro notturno e nei mestieri dannosi deve essere proibita entro breve tempo» (ibidem); (33) Dei due interventi «non ci sono pervenuti, nei verbali dell’Internazionale, che i rendiconti sommari, di mano del suo amico Eccarius; una redazione, quindi, indiretta e schematica, ma che ha tutta l’apparenza di un documento fedele» (M.A. Manacorda, ‘Marx e l’educazione’, cit., p. 246); (34) Id. ‘Per la critica al programma di Gotha (Note a margine al partito operaio tedesco)’, in M.A. Manacorda, ‘Il marxismo e l’educazione’, cit., p. 111; (35) K. Marx, ‘Progetto di risoluzione sulle conseguenze dell’uso delle macchine da parte dei capitalisti’ (4 agosto 1868), il G.M. Bravo, ‘La Prima Internazionale. Storia documentaria’, vol. I, Roma, Editori Riuniti, 1978, p. 269]