“«Perciò, negli Stati meridionali dell’Unione americana, il lavoro dei negri conservò un carattere patriarcale moderato, finché la produzione fu prevalentemente orientata sui bisogni locali immediati. Ma, nella stessa misura che l’esportazione del cotone divenne interesse vitale di quegli Stati, il sovraccarico di lavoro del negro e qua e là il consumo della sua vita in sette anni di lavoro, divenne fattore d’un sistema calcolato e calcolatore. Non si trattava più di trarre dal negro una certa massa di prodotti utili. Ormai si trattava ‘della produzione di plusvalore stesso’ [sottolineato da Marx]. Analogo il processo per la corvée, p. es. nei principati danubiani» [Karl Marx, ‘Il Capitale’, I, I, Sez. III, cap. 8, “La giornata lavorativa”, pp. 256-7, Torino 1975, p. 285)]; «Negli Stati Uniti, i negri (così come i mulatti e gli indios) costituiscono solo l’11,1% della popolazione e ‘debbono essere considerati come nazione oppressa’» [Lenin, ‘Statistica e sociologia’, gennaio 1917, (“Opere”, vol. 23, pp. 276-77, Edizioni Lotta comunista, Milano, 2002] pubblicato nel 1935 in “La lucha de los pueblos”, Mosca, 1935]” [(in) Arrigo Cervetto, ‘Opere. 12. Quaderni: Cina, Stati Uniti, America Latina’, Edizioni Lotta comunista, Milano, 2016] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]