“Il caratteri distintivi del progetto rivoluzionario marxista furono continuamente riaffermati da Marx e da Engels. Nelle ‘Lotte di classe in Francia’ così li identificava: «’La dichiarazione della rivoluzione in permanenza, la dittatura di classe’ del proletariato, quale punto di passaggio necessario per l”abolizione delle differenze di classe in generale’, per l’abolizione di tutti i rapporti di produzione su cui esse riposano, per l’abolizione di tutte le relazioni sociali che corrispondono a questi rapporti di produzione, per il sovvertimento di tutte le idee che germogliano da queste relazioni sociali» (8). Similmente all”Indirizzo al comitato centrale della Lega dei comunisti’ cui si è fatto prima riferimento, Marx e Engels insistevano sul fatto che le domande limitate che provenivano della «piccola borghesia democratica» in nessun modo potevano soddisfare «il partito del proletariato»: «E’ nostro interesse e nostro compito rendere permanente la rivoluzione sino a che tutte le classi più o meno possidenti non siano scacciate dal potere, sino a che il proletariato non abbia conquistato il potere dello stato, sino a che l’associazione dei proletari, non in un solo paese, ma in tutti i paesi dominanti del mondo, si sia sviluppata al punto che venga meno la concorrenza tra i proletari di questi paesi, e sino a che almeno le forze produttive decisive non siano concentrate nella mani dei proletari. Non può trattarsi per noi di una trasformazione della proprietà privata, ma della sua distruzione; non del mitigamento dei contrasti di classe, ma dell’abolizione delle classi; non del miglioramento della società attuale, ma della fondazione di una nuova società» (9). «Rendere permanente la rivoluzione», in questo contesto significa chiaramente sforzarsi di far avanzare questo disegno all’interno della struttura capitalistica dei regimi democratico-borghesi: il che comporta, evidentemente, anche la spinta per ogni genere di riforme. Infatti nel 1905, Lenin considerava obiettivo immediato del movimento rivoluzionario la costituzione di una repubblica democratico-borghese. Nelle ‘Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica’, egli affermava: «Non possiamo uscire dal quadro democratico borghese della rivoluzione russa, ma possiamo allargarlo a proporzioni immense; possiamo e dobbiamo lottare nei limiti di questo quadro nell’interesse del proletariato, per i suoi bisogni immediati e per le condizioni che preparano le sue forze per la futura vittoria completa» (10). Questa prospettiva implica la ‘combinazione’ di due concetti che sono stati spesso erroneamente contrapposti nell’elaborazione marxista sulle strategie dell’avanzata rivoluzionaria, ovvero il concetto dei «due stadi» e quello di «rivoluzione permanente»” [Ralph Miliband, ‘Marxismo e democrazia borghese’, Bari, 1970] [(8) Karl Marx, ‘Le lotte di classe in Francia’, cit., pp. 268-9; (9) K. Marx F. Engels, ‘Indirizzo al Comitato centrale’, cit., p. 365; (10) V.I. Lenin, ‘Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica’, in ‘Opere’, Roma, 1960, p. 44]