“Engels si interessò anche alle scienze della natura del suo tempo. Egli sospettava che nella natura operassero leggi simili a quelle attive nella storia umana. Le tre leggi di cui credeva di trovare confermata la validità anche nella natura erano: 1) la legge della conversione della quantità in qualità; 2) la legge della compenetrazione degli opposti; e 3) la legge della negazione della negazione; pur non essendo state chiamate leggi da Hegel, esse erano però descritte nella sua ‘Scienza della logica’. Engels raccolse esempi dell’operare di queste leggi in natura. Egli voleva intitolare il suo libro ‘Dialektik (in) der Natur’ (Dialettica della, o nella natura), ma non lo scrisse mai completamente. La ‘Dialettica della natura’, come la conosciamo oggi (per esempio nella forma del volume XX dei Marx/Engels, ‘Werke’), è costituita da abbozzi, aforismi e appunti stesi negli anni fra il 1873 e il 1883. Engels incluse una parte di questi materiali nei primi capitoli del libro ‘Herrn Eugen Dührings Umwälzung der Wissenschaft’ (Il rovesciamento della scienza del Signor Eugen Dühring), meglio noto come ‘Antidühring’. In questo scritto, apparso dapprima a puntate in «Vorwärts», nel 1877, Engels attaccò un antisemita di nome Dühring (10) (…). Engels non era laureato in scienze, e tanto meno era un professore universitario. Ma anche Darwin e Mendel erano scienziati che svolgevano in forma privata le loro ricerche e non professori. Engels conosceva la chimica e la biologia del suo tempo (sulle sue osservazioni di fisica non posso giudicare). Il suo libro, ovvero lo scheletro del suo libro, è ben fondato, manifesta sicurezza di giudizio e stile fresco e vivace, se non ci attendiamo da lui che anticipi con chiaroveggenza la biologia del futuro. Engels condivideva il sapere e il non sapere, ossia anche gli errori, dei suoi contemporanei meglio informati. Non dobbiamo mai dimenticare che le conoscenze biologiche del suo tempo (1888) erano l’1,5 per cento di quelle attuali, se supponiamo, con de Solla Price, che le conoscenze scientifiche si raddoppino ogni 15 anni. In che modo Engels vedeva la storia del vivente? Dal suo carteggio con Marx risulta che aveva comprato e letto il libro di Darwin ‘The Origin of Species by Means of Natural Selection or the Preservation of Favoured Races in the Struggle of Life’ (L’origine delle specie) subito dopo la sua pubblicazione (24 novembre 1859). L’11 dicembre dello stesso anno, meno di tre settimane dopo, Engels scrisse a Marx (‘Opere’, vol. XL, ‘Lettere 1856-1859’, p. 551): «Il Darwin, che sto appunto leggendo, è proprio stupendo. Per un certo aspetto, la teleologia non era ancora sgominata, e lo si è fatto ora. E poi non è stato ancora mai fatto un tentativo così grandioso per dimostrare uno sviluppo storico della natura, o almeno non così felicemente. Naturalmente bisogna passar sopra al goffo metodo inglese» (11). Marx non si era particolarmente affrettato a leggere il libro di Darwin. Un anno dopo (il 19 dicembre) egli scrisse per inciso in una lettera a Engels (‘Opere’, vol. XLI, ‘Lettere 1860-1864’, p. 145): «Ecco qui il libro che contiene i fondamenti storico-naturali del nostro modo di vedere»” [Benno Müller-Hill, ‘I filosofi e l’essere vivente’, Milano, 1984] [(10) «…l’unica risposta adeguata alla questione ebraica (può) consistere solo nel far scomparire l’intero tipo in questione» (Dühring, 1901, p. 113); (11) Il giudizio di Mendel era simile. In margine alla copia dell’edizione tedesca della ‘Variation of Animals and Plants under Domestication’ (Das Varieren der Tiere und Pflanzen im Zustande der Domistikation’, Stuttgart, 1868, p. 497) di Darwin conservata nel monastero, Mendel annotò: «…abbandonarsi a un’impressione senza riflettere» (cit. in Richter, 1941, p. 111)]