“Lenin: «Sulla questione che ci interessa, quella del mercato interno, la principale conclusione della teoria della realizzazione di Marx è la seguente: lo sviluppo della produzione capitalistica, e quindi del mercato interno, avviene non tanto nel campo dei beni di consumo quanto in quello dei mezzi di produzione. (…) Perciò lo sviluppo del mercato interno del capitalismo è, fino a un certo punto, ‘indipendente’ dall’aumento del consumo individuale, dato che è dovuto più che altro al consumo produttivo. Sarebbe tuttavia un errore intendere questa ‘indipendenza’ nel senso che il consumo produttivo sia completamente staccato dal consumo individuale. (…) Questo maggior impiego di capitale costante non è altro che l’espressione in termini di valore di scambio di un più alto grado di sviluppo delle forze produttive (…). Che lo sviluppo della produzione (e quindi anche del mercato interno) riguardi soprattutto i mezzi di produzione può sembrare paradossale e si presenta indubbiamente come qualcosa di contraddittorio. E’ autentica «produzione per la produzione», ampliamento della produzione senza un corrispondente aumento del consumo. Ma si tratta di una contraddizione non nella dottrina, ma nella vita reale: si tratta appunto di una contraddizione che corrisponde alla natura stessa del capitalismo e alle altre contraddizioni di questo sistema di economia sociale. Quest’ampliamento della produzione senza un corrispondente ampliamento del consumo si accorda appunto con la missione storica del capitalismo e con la sua specifica struttura sociale: la prima consiste nello sviluppo delle forze produttive della società; la seconda esclude l’utilizzazione di queste conquiste tecniche da parte della massa della popolazione. Fra la tendenza all’ampliamento illimitato della produzione, propria del capitalismo, e il consumo limitato delle masse popolari (…) esiste indubbiamente una contraddizione. (…) Non c’è (…) nulla di più insensato del dedurre dalle contraddizioni del capitalismo la sua impossibilità (…). Le contraddizioni del capitalismo attestano il suo carattere storicamente transitorio e spiegano le condizioni e le cause della sua dissoluzione e della sua trasformazione in una forma superiore (…)” (3). Qui Lenin insomma, fa leva su due temi di Marx: la distinzione tra mezzi di produzione e beni di consumo con il «maggior impiego di capitale costante» e con la spiegazione della crisi come derivante non principalmente da sottoconsumo, bensì dal contrasto tra sviluppo delle forze produttive e fissità dei rapporti di privatistici di produzione. Le crisi economiche, dunque, sono caratteristiche di uno «sviluppo a salti» e non sono che una componente soltanto della crisi storica del capitalismo avente una risolutiva causa sociale (4)” [Umberto Cerroni, ‘Teoria della crisi sociale in Marx. Una reinterpretazione’, Bari, 1971] [(3) V.I. Lenin, Opere complete, cit., vol. III, pp. 31-35. Si veda inoltre la dimostrazione analitica che Lenin dà della formazione del mercato in Russia nello stesso volume. E cfr. l’importante scritto ‘Ancora sulla teoria della realizzazione’ (op. cit., vol. IV, pp. 75 e sgg.); (4) Ecco in che modo Lenin respinge la «teoria del crollo» aderendo alla posizione assunta da Kautsky: «Passando dal metodo ai risultati della sua applicazione, Kautsky si sofferma sulla cosiddetta ‘Zusammenbruchstheorie’, la teoria del crollo, della repentina rovina del capitalismo nell’Europa occidentale, rovina che Marx avrebbe ritenuto inevitabile, legandola ad una gigantesca crisi economica. Kautsky dice e dimostra che Marx ed Engels non hanno mai formulato una particolare ‘Zusammenbruchstheorie’, non hanno mai collegato in modo assoluto lo ‘Zusammenbruch’ con una crisi economica. Questo non è che un travisamento ad opera degli avversari, i quali espongono unilateralmente la teoria di Marx, prendendo a casaccio singoli passi da singole opere, per poi confutarne trionfalmente l'”unilateralità” e la “grossolanità”. In realtà Marx ed Engels facevano dipendere la trasformazione dei rapporti economici dell’Europa occidentale dalla maturità e dalla forza delle classi che la storia europea contemporanea aveva spinto in primo piano» (V.I. Lenin, ‘Opere’, cit., vol. IV, pp. 197-198. Il testo fa parte della recensione allo scritto di Kautsky ‘Bernstein und das sozialdemokratische Programm. Eine Antikritik’ e risale alla fine del 1899]
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- Articolo pubblicato:7 Gennaio 2017