“Nel giugno 1845 a Lipsia (…) era stato pubblicato lo scritto di Engels ‘Die Lage der arbeitenden Klasse in England’ (La condizione della classe operaia in Inghilterra), che aveva come premessa un ‘Address’ in inglese (Widmung) datato 15 marzo 1845 (…). Engels riteneva «di aver raccolto prove più che sufficienti per dimostrare che le classi medie in Inghilterra altro non miravano che ad arricchire se stesse col lavoro degli operai ed a farli morire di fame». Nella sua ricerca egli si appoggiava sull’autorità di Calryle, infatti citava a pagina 115 un lungo brano del ‘Chartism’, e dava anche l’impressione di trarre da lui le proprie conclusioni; a pagina 118 riportava due brani tratti dalle pagine 34 e 40 del ‘Chartism’, per poi concludere che quanto Carlyle sosteneva per una determinata categoria di operai inglesi si poteva estendere a «tutti gli operai inglesi dell’industria inglese». Ma lo studio di Carlyle verteva sul ‘Chartism’, mentre i soggetti sociali nel pensiero politico di Engels erano, come ribadiva nell’ultimo capitolo: «Bourgeoisie zum Proletariat». Gustav Mayer, nella biografia ‘Friedrich Engels, la vita e l’opera’ (Torino, 1969) ha scritto: «Il suo libro ‘La condizione delle classe operaia in Inghilterra’, definito il capolavoro della sua prima giovinezza, era dedicato alla classe operaia della Gran Bretagna. Nell’Address’, in inglese, Engels accennava con orgoglio ai documenti studiati e alle indagini svolte di persona, per dare un quadro fedele delle lotte dei lavoratori contro le forze politiche e sociali degli oppressori. La classe media inglese non aveva mai prodotto un libro che descrivesse le condizioni di vita di gran parte del proprio popolo: toccava ad uno straniero raccontare al mondo civile la situazione indegna dei lavoratori inglesi. Nella prefazione in tedesco Engels spiega che le cause dell’indigenza del proletariato inglese avrebbero, in seguito, provocato i medesimi effetti in Germania. Contemporaneamente, egli osserva, la descrizione delle miserie che affliggevano l’Inghilterra poteva indurre altri a scoprire lo stato di miseria dei tedeschi, e a mettere in risalto il pericolo che minacciava la pace della Germania. Nella parte introduttiva, l’autore faceva, inoltre, un breve riassunto della storia dell’evoluzione economica nei primi giorni della rivoluzione industriale, sostenendo come il migliorato tenore di vita del moderno proletariato rappresenti il risultato più importante di questo vasto processo. Egli ironizza anche sulla stupidità della “borghesia” inglese, incapace di accorgersi come la terra sotto i piedi fosse destinata a inghiottirli con l’inevitabilità di una legge matematica. La maggior parte del libro era dedicata all’illustrazione delle condizioni del proletariato, nei suoi vari strati: al primo posto gli operai e quindi i minatori e i contadini. Alcuni capitoli si occupano successivamente dell’immigrazione irlandese, dei grandi agglomerati urbani e degli effetti della libera concorrenza sul proletariato. Il cartismo e il socialismo inglese sono trattati nel capitolo intitolato ‘Movimenti operai’; alla fine, un capitolo è dedicato all”Atteggiamento della borghesia nei confronti del proletariato. (…) Anche se la rivoluzione sociale, in Inghilterra, tardava ancora, egli guardava con ansia al giorno in cui la concentrazione del capitale e gli effetti disastrosi delle crisi economiche avrebbero ridotto l’intero popolo (salvo alcuni milionari) al livello di vita del proletariato, costringendolo così all’azione. Egli aveva capito che la lotta di classe era la forza motrice nella rivolta del proletariato» (pp. 62-64)” [Salvo Mastellone, ‘La nascita della democrazia in Europa. Carlyle, Harney, Mill, Engels, Mazzini, Schapper. Addresses, Appeals, Manifestos’, Firenze, 2009]