“Nel capitolo III del volume del ‘Capitale’ sulla «formula trinitaria» Marx, in un famoso passo, dà la chiave decisiva per dissipare questa confusione (la comprensione della contraddizione capitale-lavoro, ndr): «L’effettiva ricchezza della società e la possibilità di un continuo allargamento del suo processo di produzione non dipende dalla durata del pluslavoro, ma dalla sua produttività, e dalle condizioni di produzione più o meno ampie nelle quali è eseguito. «Di fatto, il regno della libertà comincia soltanto là dove cessa il lavoro determinato dalla necessità e dalla finalità esterna; si trova quindi per sua natura oltre la sfera della produzione materiale vera e propria. Come il selvaggio deve lottare con la natura per soddisfare i suoi bisogni, per conservare e riprodurre la sua vita, così deve fare anche l’uomo civile, e lo deve fare in tutte le forme della società e sotto tutti i possibili modi di produzione. «A mano a mano che egli si sviluppa, il regno delle necessità naturali si espande, perché si espandono i suoi bisogni, ma al tempo stesso si espandono le forze produttive che soddisfano questi bisogni. «La libertà in questo campo può consistere soltanto in ciò, che l’uomo socializzato, cioè i produttori associati, regolano razionalmente questo loro ricambio organico con la natura, lo portano sotto il loro comune controllo, invece di essere da esso dominati come da una forza cieca; che essi eseguono il loro compito con il minore possibile impiego di energia e nelle condizioni più adeguate alla loro natura umana e più degne di essa. Ma questo rimane sempre il regno della necessità. «Al di là di esso comincia lo sviluppo delle capacità umane, che è fine a se stesso, il vero regno della libertà, che tuttavia può fiorire soltanto sulle basi di quel regno della necessità» (17). E Marx, e credo che questo sia l’aspetto più significativo, conclude con una affermazione perentoria che riassume e concretizza, quasi con valore simbolico, il senso di tutto il ragionamento e contemporaneamente determina il soggetto sociale protagonista e guida del processo di passaggio ad una produzione sociale razionalmente regolata. «Condizione fondamentale di tutto ciò – dice Marx – è la riduzione della giornata lavorativa» (18). Questo è il nucleo essenziale della scienza marxista del capitalismo e della rivoluzione. La confusione fra lavoro necessario e pluslavoro, fra pluslavoro, plusvalore e profitto («(…) pluslavoro in generale – dice Marx – inteso come lavoro eccedente la misura dei bisogni dati deve sempre continuare a sussistere» (19)) si capovolge poi inevitabilmente nell’identificazione fra lavoro in generale e lavoro nel capitalismo, e quindi nella identificazione fra la classe operaia e quel regno della necessità che si vorrebbe negare, e che, invece può essere solo «regolato nazionalmente»” [Claudio Petruccioli, ‘Su alcuni aspetti del rapporto fra stratificazione sociale e orientamenti ideologici’] [(17) K. Marx, ‘Il Capitale’, II, 3, pp. 231-232; (18) K. Marx, ‘Il Capitale’, III, 3, p. 232. Il capitolo su ‘La formula trinitaria’, fondamentale per la comprensione della teoria del comunismo; va da p. 225 a p. 244; (19) ‘Il Capitale’, III, 3, p. 230]