“Del fondatore dell’economia politica moderna, Petty, Dühring ci fa sapere che egli aveva «una maniera di pensare discretamente superficiale», inoltre «assenza di quel senso della distinzione intima e sottile dei concetti» … una «versatilità che conosce molto, ma che passa facilmente da una cosa all’altra senza metter radici in nessuna idea che abbia un carattere di qualche profondità»… il suo «procedimento riguardo all’economia è ancora molto rozzo» e «arriva a delle ingenuità, il cui contrasto… può anche occasionalmente divertire il pensatore serio». Che inapprezzabile degnazione, quindi, che il «serio pensatore» Dühring si abbassi a prender nota di «un Petty»! E come ne prende nota? I principi di Petty sul «lavoro e perfino sul tempo di lavoro come misura del valore, di cui in lui si … trovano ‘tracce imperfette’» non vengono mai ulteriormente ricordati tranne che in questa proposizione. Tracce imperfette. Nel suo «Treatise on Taxes and Contributions» (prima edizione 1662) Petty dà una analisi assolutamente chiara ed esatta della grandezza del valore delle merci. (…) Ma egli enuncia anche con precisione e con valore universale la legge che i valori delle merci sono misurati per mezzo di ‘lavoro uguale’ (equal labour). Egli applica la sua scoperta alla soluzione di problemi diversi, e in parte molto intricati e, in diverse occasioni e in diversi scritti, anche dove questa legge fondamentale non è ripetuta, trae in certi punti da essa conseguenze importanti. Ma già nel suo primo scritto egli dice: “«Questa», la valutazione mediante lavoro eguale, «lo affermo, ‘è il fondamento dell’equiparazione e della misurazione dei valori’; tuttavia nella sovrastruttura e nell’applicazione pratica di essa, lo confesso, c’è molta varietà e molta complessità» (126). Petty è dunque consapevole sia dell’importanza della sua scoperta, sia, e nella stessa misura, della difficoltà della sua utilizzazione nei particolari. Perciò cerca anche un’altra via per raggiungere certi fini di dettaglio. (…) Un’opera veramente completa di Petty, dalla costruzione unitaria e armonica, è il suo «Quantulumcumque concernig Money» pubblicato nel 1682, dieci anni dopo la sua «Anatomy of Ireland» (che apparve «per la prima volta» nel 1672 e non nel 1691 come Dühring trascrive dalle «più correnti compilazioni manualistiche») (127). Le ultime tracce di idee mercantilistiche che si trovano in altri suoi scritti, qui sono completamente scomparse. E’ un piccolo capolavoro per forma e contenuto e proprio perciò in Dühring non ne viene mai nominato neppure il titolo. E’ assolutamente naturale che, di fronte al più geniale e originale economista, una laboriosa mediocrità da maestro di scuola possa esprimere solo il suo ringhioso scontento e possa scandalizzarsi che le scintille luminose della teoria non si allineino tronfie e pettorute come «assiomi» bell’e fatti, ma sorgano invece sparpagliate dall’approfondimento di un «rozzo» materiale pratico, quali per es. le imposte. Petty, fondatore dell’«aritmetica politica», vulgo statistica, è trattato da Dühring nella stessa maniera in cui era trattato per i suoi lavori specificamente economici. Una sprezzante alzata di spalle sulla singolarità dei metodi usati da Petty! Considerando i metodi grotteschi applicati dallo stesso Lavoisier ancora cento anni più tardi in questo campo (128), considerando la grande distanza dell’opera statistica dalla meta che le aveva tracciato con tratti vigorosi Petty, una tale aria di superiorità compiaciuta di se stessa, due secoli post festum [a due secoli di distanza], appare in tutta la sua schietta stupidità. Le idee più significative di Petty, di cui ben poco si può notare nell’«impresa di Dühring», sono per quest’ultimo solo trovate accidentali, idee fortuite, manifestazioni occasionali, alle quali solo nella nostra epoca si attribuisce, grazie a citazioni estratte dal loro contesto, un significato che esse in sé e per sé non hanno affatto. Queste idee non hanno quindi funzioni nella storia ‘reale’ dell’economia politica, ma solo nei libri moderni, al di sotto del livello raggiunto dalla critica che va alle radici e dalla «maniera di delineare la storia in grande stile» di Dühring. Sembra che nella sua «impresa» egli abbia avuto davanti agli occhi una cerchia di lettori pieni di fede cieca, che non oserebbe mai, per carità, esigere la prova di ciò che viene affermato” [Karl Marx, Dalla «Storia critica». Capitolo X, Seconda sezione dell’ ‘Anti-Dühring’ di Friedrich Engels. Estratto da ‘Opere’, volume XXV] [(126) Dal volume anonimo «A treatise of taxes, and contributions…», p. 24 sgg. Il corsivo è di Marx; (127) il lavoro «Quantulumcumque concerning money…» fu scritto da William Petty nel 1682 e pubblicato a Londra nel 1695. Marx usava l’edizione del 1760. «The political anatomy of Ireland…» fu scritta da Petty nel 1672 e pubblicata a Londra nel 1691; (128) Marx si riferisce ai lavori economici del chimico francese Antoine-Laurent Lavoisier, «De la richesse territoriale du royaume de France» (Parigi, 1791) e «Essai sur la population de la ville de Paris…», nonché all’«Essai d’arithmétique politique…» (Parigi, 1791) scritto in collaborazione col matematico J.L. Lagrange. L’edizione di questi lavori usata da Marx era compresa nei «Mélanges d’économie politique… par Eugène Daire et G. de Molinari», t. 1, pp. 575-620]