“La trasformazione radicale della società, necessaria perché l’uomo possa vivere una vita conforme alla sua vera natura, non potrà risultare che dall’abolizione della proprietà privata, la quale è la forma che assume il lavoro alienato in regime capitalista. Tale abolizione sarà opera dello sviluppo stesso della società borghese la quale genera la classe a essa antagonista, il proletariato, e che, per l’aggravarsi della lotta tra classi provocata dalla concorrenza, la disoccupazione e le crisi, crea le condizioni oggettive necessarie alla rivoluzione sociale. Questa rivoluzione instaurerà il comunismo, che porterà non solo un regime economico nuovo, ma anche una nuova forma di vita sociale. Con l’abolizione della proprietà privata e del profitto il comunismo elimina l’alienazione del lavoro umano e la «reificazione» dei rapporti sociali. L’uomo vivrà così una vita conforme alla sua vera natura, vita che appare idealizzata nella concezione religiosa di Dio, il quale, recuperando pienamente tutto ciò che egli esteriorizza di se stesso, non conosce affatto la perdita di forza e di sostanza che caratterizza la condizione dell’uomo ridotto allo stato di lavoratore salariato. Con il comunismo l’alienazione sarà completamente abolita sia sul piano religioso che su quello sociale, e l’uomo potrà realizzare totalmente il suo destino divenendo per se stesso il fine supremo: ‘homo homini Deus’. Riassumendo, con il passaggio dalla religione cristiana a Karl Marx attraverso Hegel, B. Bauer, Feuerbach e M. Hess, si assiste a un rovesciamento completo della concezione dell’alienazione, a una vera ‘rivoluzione’ filosofica. Nella religione cristiana il fenomeno dell’alienazione ha un carattere a un tempo positivo e trascendentale. (…) In Hegel si ha una trasposizione di questa concezione religiosa dell’alienazione su un piano filosofico e la tendenza a passare dalla trascendenza all’immanenza attraverso la completa integrazione dello Spirito assoluto nell’evoluzione storica destinata a giustificare il mondo nel suo stato attuale concepito come espressione compiuta del divino. La sinistra hegeliana, adottando sin dagli inizi la filosofia di Hegel alle aspirazioni liberali della borghesia, elimina, con B. Bauer, ogni idea di trascendenza, riducendo Dio alla coscienza umana universale che, nel corso della storia, realizza la sua essenza in forme sempre più alte attraverso l’esteriorizzarsi della sua sostanza nella realtà che essa crea e la continua distruzione di tale realtà. In seguito alla sconfitta del movimento liberale rivoluzionario, una parte della sinistra hegeliana si spostò verso l’individualismo anarchico, mentre un’altra parte, con Feuerbach  e M. Hess, espresse le tendenze e le aspirazioni del proletariato, preparando così la strada al comunismo di Marx e Engels. (…) Con K. Marx si completa così l’evoluzione dell’idea di alienazione. Sorta dalla religione, questa idea perde con Hegel e B. Bauer il suo carattere trascendentale, assume con Feuerbach e Hess un carattere negativo e trova infine la sua conclusione in K. Marx che dà a essa un valore d’azione. Anzi che limitarsi, come avevano fatto Feuerbach e Hess, a denunciare l’alienazione come il fenomeno sociale fondamentale e a proclamare la necessità, sul piano ideologico, di abolirla, egli infatti mostra come tale fenomeno, generato dal regime capitalista e che si manifesta con il depauperamento e l’asservimento della classe lavoratrice, scomparirà con l’abolizione di questo regime attraverso l’azione rivoluzionaria del proletariato” [Auguste Cornu, ‘L’idea di alienazione in Hegel, Feuerbach e Karl Marx’] [(in) ‘Alienazione e sociologia’, Milano, 1973, a cura di Alberto Izzo]