“In questo senso, per tutti gli dèi, Marx sacrificò una vita per descrivere il ‘socialismo’, il ‘comunismo’, e ci sentiamo di dire che se si fosse trattato soltanto di descrivere il capitalismo, se ne sarebbe altamente fregato. Marx studia e sviluppa dunque sì le «leggi economiche» capitaliste, ma in un modo tale, che si sviluppa in pieno e in dialettico contrapposto il sistema dei caratteri del socialismo. Ha dunque questo leggi? Sono diverse? E quali allora? Un momento prego. Al centro della costruzione marxista noi poniamo il programma, che è momento ulteriore al freddo studio di ricerca. «Abbastanza i filosofi hanno spiegato il mondo, si tratta ora di cambiarlo». (Tesi su Feuerbach, ed ogni colto fesso aggiunge: giovanili). Ma prima del programma e anche prima della indicazione delle leggi scoperte, occorre stabilire l’insieme della dottrina, il sistema di «teorie». Alcune Marx le trova belle e fatte nei suoi stessi contraddittori, come la teoria del valore di Ricardo, ed anche la teoria del plusvalore. Queste – non intendiamo dire che Stalin non l’abbia mai saputo – sono cose diverse dalle da lui a fondo trattate  «legge del valore» e «legge del plusvalore» che, per non confondere i meno provetti, sarebbe meglio dire: «legge dello scambio tra equivalenti» e «legge della relazione tra saggio del plusvalore e tasso del profitto». La distinzione che ci preme chiarire al lettore vige anche nello studio della natura fisica. Teoria è una presentazione dei processi reali e delle loro corrispondenze che vuole facilitare la loro comprensione generale in un certo campo, passando solo dopo alla previsione, ed alla modificazione. Legge è l’espressione precisa di una certa relazione tra due serie di fatti materiali in particolare, che si vede costantemente verificarsi, e che come tale consente di calcolare rapporti sconosciuti (…). Teoria è faccenda generale, legge faccenda ben delimitata e particolare. La teoria è in genere qualitativa e stabilisce solo definizioni di certe entità o grandezze. La legge è quantitativa, e ne vuole raggiungere la misura. (…) Natura e storia. Prima di venire al punto; quali sono in Marx le leggi dell’economia capitalista, e quali di esse sono «discriminanti» tra capitalismo e socialismo, quali (eventualmente) comuni ai due stadi va rilevata la troppo corrente assimilazione tra leggi fisiche e leggi sociali. Combattenti e polemisti come dobbiamo essere alla scuola di Marx, non dobbiamo sciogliere un tale quesito con tono scolastico, ed insistere sull’analogia teorica, al fine “politico” di evitare che ci si dica: se le leggi sociali non sono poi così infrangibili come la legge ad esempio di gravità, sotto a levarne di mezzo taluna. Come dimenticare che tra il colosso Marx e la schiera dei botoli prezzolati nelle università del capitale si svolge la lotta intorno al punto che le leggi dell’economia borghese “non sono leggi naturali”, e quindi ne potremo e ne vogliamo spezzare il cerchio? è vero che lo scritto di Stalin ricorda che in Marx le leggi dell’economia non sono “eterne”, ma ve ne sono proprie di ogni stadio ed epoca sociale: schiavismo, feudalismo, capitalismo, ma egli vuole poi giungere a dire che “certe leggi” sono a tutte le epoche comuni, e vigeranno anche nel socialismo, che avrà anche lui una sua “economia politica”. Stalin deride Jaroscenko [L.D. Jaroschenko, ndr] e Bucharin che avrebbero detto che all’economia politica succede una scienza dell’organizzazione sociale, e Stalin, pungente, ribatte che questa nuova disciplina, abbordata da economisti russi pseudo-marxisti e timorosi della polizia zarista, è invero una “politica economica”, di cui ammette la necessità come cosa diversa. Ebbene, pensiamo questo: se nel socialismo si avrà una scienza economica lo discuteremo, messi i termini al loro posto; ma quando vi è ancora una politica economica (come deve essere sotto la dittatura proletaria, anche) lì sono presenti classi rivali, lì non si è al socialismo ancora arrivati. E ci dobbiamo alla Lenin ridomandare: chi ha il potere? E quindi: lo sviluppo economico – che è, siamo d’accordo, gradato – in che direzione va? Le sue leggi ce lo diranno”  [Amadeo Bordiga, ‘Dialogato con Stalin’, Milano, sd.]