“A differenza della moderna teoria dei prezzi, l’analisi contemporanea dei cicli è chiaramente debitrice agli economisti marxisti. Senza sollevare la questione della priorità, non sarebbe una esagerazione dire che i tre volumi del ‘Capitale’ aiutarono molto più di qualsiasi altro singolo lavoro a portare l’intero problema alla ribalta della discussione economica. E’ piuttosto difficile dire quanto Marx abbia effettivamente contribuito alla soluzione del problema. Dopo anni di accesa discussione non ve n’è ancora nessuna. Credo che questa affermazione non provocherà nessuna aperta smentita, sebbene non ricordi di aver letto o udito un teorico del ciclo economico ammettere che non era in grado di risolvere questo o quel problema; il massimo che è disposto ad ammettere è che un problema particolare è insolubile, ciò che comporta che non solo lui ma neanche nessun altro sarà in grado di risolverlo. Le due varianti principali della spiegazione marxiana dei cicli economici, o piuttosto delle «crisi economiche», sono ben note: una è la teoria del sottoinvestimento basata sulla famosa legge della caduta del saggio di profitto, l’altra è la teoria del sottoconsumo. Entrambe potrebbero contenere un po’ di verità. Quale teoria del ciclo economico non ne ha? Scorrendo le pagine degli scritti di Marx è facile trovare numerosi consigli e suggerimenti che possono essere interpretati come precorritori di tutte le diverse costruzioni teoriche moderne. C’è un curioso esempio di questo genere – un brano tratto da una lettera a Friedrich Engels, datata 31 maggio 1875: “Ho comunicato a Moor una storia (‘Geschichte’) con la quale mi sono dibattuto privatamente per lungo tempo. Egli pensa, tuttavia, che il problema è insolubile o almeno insolubile al tempo presente perché implica molti fattori che devono essere ancora determinati. Il problema è il seguente: conosci le tabelle che rappresentano i prezzi, i tassi di sconto, ecc…, in forma di zig zag oscillanti su e giù. Ho cercato ripetutamente di calcolare questi ‘ups and downs’ [l’espressione inglese è usata da Marx] – ai fini dell’analisi dei cicli economici – come curve irregolari e così di elaborare matematicamente le principali leggi delle crisi economiche. Credo ancora che il lavoro possa essere compiuto, sulla base di un materiale statistico criticamente vagliato». Sembra dunque che verso la fine della sua vita Marx abbia effettivamente anticipato il metodo statistico e matematico di affrontare l’analisi dei cicli economici. Un metodo che, incidentalmente, di recente un autorevole trattato sovietico sulla statistica matematica ha dichiarato non essere altro che un’insidiosa invenzione del servizio dello stato maggiore francese. L’importanza dell’economia marxiana per la moderna teoria di cicli economici, tuttavia, sta non in tali incerti tentativi volti alla soluzione ultima del problema, ma piuttosto nel lavoro preparatorio contenuto principalmente nel secondo e parzialmente nel terzo volume del ‘Capitale’. Ho in mente i famosi schemi di Marx della riproduzione del capitale” [Wassily Leontief, “Saggi di economia”, Milano, 1968]