“Galiani è l’economista italiano di gran lunga più citato da Marx, nelle varie stesure del ‘Capitale’: ciò avviene quindici volte nei ‘Grundrisse’ (‘Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica’, 1857-1858), sei in ‘Per la critica dell’economia politica’ (1859), tre nei ‘Manoscritti del 1861-1863’, una nelle ‘Teorie sul plusvalore’ (1863), otto nel Libro I del ‘Capitale’ (edizione del 1890 curata da Engels). Da queste citazioni, tutte riferite a ‘Della moneta’, traspare ora la simpatia del filosofo di Treviri per l’autore del trattato («il galante e spiritoso abate Galiani»), ora l’apprezzamento per una sua frase definita “bella” (quella sull’infinito che si realizza nel “giro” e non nella “progressione”), mentre in due casi la citazione è seguita da precisazioni. E’ importante però notare che alcune frasi dell’economista napoletano vengono da Marx utilizzate anche al di fuori del contesto in cui l’autore citato le aveva poste; esse, insomma acquistano autonomia e servono a Marx per lumeggiare importanti aspetti della sua ‘critica dell’economia politica’. (…) Se Marx considera Galiani come rappresentante della teoria del valore basato sul lavoro, la maggioranza degli economisti lo annovera, al contrario, fra i sostenitori della concezione del valore basato sull’utilità. Interessante l’interpretazione di Schumpeter, secondo il quale Galiani, elevando la ‘fatica’ (il lavoro) «alla dignità di unico fattore della produzione», avrebbe eseguito un «cambiamento di rotta» rispetto alle sue prime formulazioni” (1). (…) La «bella frase» di Galiani, di sapore vichiano, sull’infinito che si realizza nel giro, viene citata da Marx nei ‘Grundrisse’, subito dopo un passo che tratta del rapporto tra il valore del ferro e quello dell’oro (2); e, senza dubbio, l’ha in mente in un altro passo in cui il valore del caffé è determinato in base alla media dei prezzi rilevabili in un periodo di venticinque anni (3). E, fin qui, siamo nello stesso ordine di problemi esaminato da Galiani. Nel ‘Capitale, la citazione viene ripresa per descrivere il comportamento del capitalista che, a differenza del tesaurizzatore, reinveste volentieri nella circolazione il denaro ricavato dalla vendita del prodotto, per avere di ritorno sempre più denaro (4). Insomma, il concetto dell”infinito che si realizza nel giro’, estrapolato dal contesto in cui Galiani l’aveva formulato, viene usato per descrivere il fine della produzione capitalistica, che non è il ‘singolo’ profitto ma il ‘continuo e incessante profitto’ che si realizza nella ripetizione (nel ‘giro’ che si allarga a spirale) dell’investimento su scala sempre più grande. (…) Per l’economista napoletano, l’esistenza di una classe lavoratrice è un dono della divina provvidenza: “Iddio fa che gli uomini, che esercitano mestieri di prima utilità, nascono abbondantemente” (5). Marx cita questa frase nei ‘Grundrisse’, notando che per Galiani «gli operai esistono per legge di natura» (6); la cita ancora (in italiano) nel ‘Manoscritti’ del 1863-1865, dove analizza il rapporto tra la massa dei lavoratori e la massa del plusvalore (7); la riporta, infine, in un passo del ‘Capitale’ dove, come si è detto, ne definisce l’autore come «il galante e spiritoso abate Galiani» (8). La centralità dell’uomo viene ancora affermata da Galiani con la definizione della ricchezza come «una ragione tra due persone» (9). Definizione apprezzata da Marx, il quale – dopo averla citata senza commento nei ‘Grundrisse’ – la propone in ‘Per la critica dell’economia politica’ con questa precisazione: «Quindi, se è esatto dire che il valore di scambio è un rapporto fra persone, bisogna tuttavia aggiungere: un rapporto celato sotto il velo delle cose» (10)” [Antonino Barbagallo, ‘Galiani e Marx: il lavoro, il valore, la centralità dell’uomo’ (Laboratorio culturale), ‘Critica marxista’, Roma, n. 3 maggio-giugno 2016] [(1) J.A. Schumpeter, ‘Storia dell’analisi economica’, Torino, 1972, p. 121; (2) K. Marx, ‘Lineamenti’…, cit, vol. 2 p. 597; (3) Ivi, p. 71; (4) K. Marx, ‘Il capitale’, cit., Libro I, tomo 1, p. 170; (5) Galiani, ‘Della moneta’, cit., p. 49; (6) K. Marx, ‘Lineamenti’…, cit., vol. 2 p. 595; (7) K. Marx, ‘Manoscritti’ 1863-65, cit., p. 210; (8) K. Marx, ‘Il capitale’, cit., Libro I, tomo 3, p. 94; (9) F. Galiani, ‘Della moneta’, cit, p. 130; (10) K. Marx, ‘Per la critica dell’economia politica’, cit., p. 16]