“Siamo qui in presenza d’un sistema ideologico che funziona in modo molto semplice, ma del tutto estraneo al materialismo dialettico. Questo sistema presuppone: a) che proprietà di stato = proprietà sociale = proprietà socialista; b) che la proprietà è il ‘fondamento’ dei rapporti di produzione. Afferma dunque che, esistendo una «proprietà di stato socialista», esistono rapporti di produzione ugualmente socialisti, e ne deduce che il rapporto salariale non è che una forma «vuota», un’apparenza che nasconde «rapporti sociali interamente nuovi» (è, per esempio, quanto afferma il ‘Manuale di economia politica’ dell’Accademia delle Scienze dell’Urss, pubblicato nell’Urss nel 1954: questo manuale riassume le proposte enunciate da Stalin sugli stessi problemi nel 1952). Tali formulazioni appartengono alla concezione idealistica propria dell’ideologia giuridica borghese. Non hanno nulla a che fare con il materialismo storico. E lo si vede dal ruolo-chiave attribuito alla proprietà di stato, cioè alla forma giuridica della proprietà. E’ una ricaduta nel proudhonismo o nel lassallismo. Già nel 1846 Marx, in una lettera ad Annenkov, aveva mostrato l’inconsistenza di una concezione che attribuisce un ruolo-chiave alla proprietà giuridica, scrivendo così: «La proprietà costituisce infine la categoria suprema nel sistema del signor Proudhon. Nel mondo reale, invece, la divisione del lavoro e tutte le altre categorie del signor Proudhon sono rapporti sociali, il cui complesso forma quello che oggi si chiama ‘la proprietà’: fuori da questi rapporti, la proprietà borghese non è che un’illusione metafisica e giuridica… Quando il signor Proudhon rappresenta la proprietà come un rapporto indipendente, commette più che un errore di metodo: prova chiaramente di non aver colto il legame che collega tutte le forme della produzione borghese…». (MEW, volume 4, pagg. 551-552). Questo testo dice con grande chiarezza che la proprietà, nel senso profondo del termine, non è una pura categoria giuridica ma il prodotto dell’insieme dei rapporti sociali, soprattutto della divisione del lavoro. Ora, appunto, i rapporti sociali che caratterizzano l’Urss sono fondamentalmente gli stessi che caratterizzano il modo di produzione capitalistico. La nozione di «proprietà socialista» in quanto nozione giuridica astrae dal processo reale di appropriazione nel quale sono inseriti produttori e non produttori. Astrae dai rapporti sociali che si tessono in questo processo e sulla sua base. Questi rapporti non possono venir conosciuti che attraverso un’analisi concreta: non possono essere «dedotti» dalla forma della proprietà giuridica. Come Marx sottolinea nel ‘Capitale’, finché i mezzi di produzione continuano ad opporsi «in quanto proprietà estranea a tutti gli individui realmente attivi nella produzione», il modo di produzione capitalistico si conserva. Il mantenimento dei rapporti di produzione capitalistici sulla base della proprietà di stato appare chiaramente nella riproduzione del rapporto salariale. L’esistenza di questo rapporto significa che la base economica della formazione sociale sovietica è sempre costituita da rapporti di produzione capitalistici. Come sottolinea Marx: «Il salario presuppone il lavoro salariato, il profitto presuppone il capitale… la distribuzione capitalista è differente dalle forme di distribuzione che derivano da altri modi di produzione; ogni forma di distribuzione scompare con il modo determinato di produzione da cui proviene al quale corrisponde» (‘Il Capitale’, tomo 8). Già nei ‘Grundrisse’ Marx aveva dimostrato che l’esistenza della forma valore a livello della distribuzione (dunque l’esistenza della forma salario) prova che «la produzione non è ancora direttamente sociale», che «il lavoro non è ripartito in modo comunitario» e dunque che «la produzione sociale non è ancora subordinata agli individui che la maneggiano come una potenza e una capacità comune». Così, sia la forma del processo di produzione sia la forma del processo di distribuzione manifestano la riproduzione dei rapporti di produzione capitalistici nelle aziende sovietiche” [Charles Bettelheim, ‘Sulla natura della società sovietica”] [(in) ‘Potere e opposizione nelle società post-rivoluzionarie. Una discussione nella sinistra’, a cura di Alfani editore, Roma, 1978]