“Le due discipline che da più lungo tempo si sono rivolte ai fatti sociali sono state prima il diritto, poi l’economia. Esse hanno con la storia un rapporto antico e speciale, che si è venuto evolvendo nella età contemporanea. Ancora nella prima metà del secolo XIX le due discipline includevano nel loro ‘corpus’ ampie considerazioni sulla società e sulla sua storia. Ma soprattutto da quando, nella seconda metà di quel secolo, l’economia ha cominciato ad avvalersi in misura crescente della matematica, il suo discorso è divenuto sempre più formalizzato, cioè, nell’accezione corrente, più scientifico. Così la scienza economica, soprattutto nella versione econometrica, è venuta allentando, fino di fatto a disdegnarli, i suoi rapporti con la società e quindi con la storia. Più che di economia politica, gli economisti amano oggi parlare di scienza economica. La storia economica ha dovuto di conseguenza farsi carico di un difficile rapporto con la teoria. Braudel ha visto in Marx colui che per primo aveva costruito modelli economico-sociali utili per la storia, poi irrigiditi in leggi dai suoi seguaci (34). Pierre Vilar ha lodato Marx e Schumpeter come gli economisti che, forse unici, hanno saputo realizzare un «composto chimico» tra teoria e storia (35); Karl Polanyi arrivò alla storia facendo incontrare l’economia e l’antropologia (36). Oggi il problema viene riproposto con forza proprio dal trionfo ideologico e politico di un liberismo dimentico, nel suo integralismo, delle dimensioni sociali, culturali, antropologiche e storiche. Sono peraltro operanti controtendenze volte a riannodare i legami della economia con la politica e con la società, insomma con la storia (37)” [Claudio Pavone, ‘Prima lezione di storia contemporanea’, Roma Bari, 2007] [(34) Braudel, ‘Storia e scienze sociali’, cit. p. 90; (35) P. Vilar, ‘Per una migliore comprensione fra economisti e storici: «Storia quantitativa» o «econometria retrospettiva»?’, in Id, ‘Sviluppo economico e analisi storica’, Laterza, Bari, 1970 (ed. or., ‘Pour une meilleure compréhnsion entre économistes et historiens. «Histoire quantitative» ou «économétrie rétrospective»?’, in “Revue historique”, CCXXXIII, 1965, pp. 291-312). Cfr. P. Sylos Labini, ‘Il problema dello sviluppo economico in Marx e Schumpeter’, in ‘Teoria dello sviluppo economico’, a cura di G.U. Papi, Giuffré, Milano, 1954 (rist. in P. Sylos Labini, ‘Le forze dello sviluppo e del declino’, Laterza, Roma Bari 1984); (36) K. Polanyi, ‘La grande trasformazione’, Einaudi, Torino, 1974 (ed. or. ‘The Great Transformation’, Farrar & Rinehart, New York, Toronto, 1944; (37) Si vedano ad esempio: P. Sylos Labini, ‘Le relazioni intime tra storia e teoria economica’, in ‘Economia e storia’, a cura di W. Parker, Laterza, Roma Bari, 1993, soprattutto i capitoli III, IV, VIII]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:15 Giugno 2016