“Per i comunisti di sinistra, punto di partenza nella concezione della rivoluzione socialista era la coscienza che la rivoluzione stessa in Occidente sarebbe stata molto più difficile che in Russia. In questo senso concordavano, ma soltanto in parte con Lenin e con Radek. Il primo riteneva infatti che in Occidente sarebbe stato più difficile cominciare la rivoluzione, vale a dire conquistare il potere, mentre sarebbe stato più agevole che in Russia continuarla e svilupparla sino alla fine (5); per Radek, la rivoluzione, russa poteva fornire all’Europa insegnamenti soprattutto per il periodo successivo all’instaurazione del potere proletario, mentre considerava abbastanza diversa la strada per la vittoria (6). Al centro dell’attenzione dei teorici del comunismo di sinistra vi era il problema dell’instaurazione di un potere permanente. “Il problema della tattica non consiste – scriveva Pannekoek – nella conquista più rapida possibile del potere, posto che si tratta di un potere apparente, tanto più che questo finirà prima o poi nelle mani dei comunisti, si tratta bensì di come costruire nel proletariato la base per un potere di classe duraturo” (7). Lo stesso Pannekoek caratterizzò le concezioni dei comunisti di sinistra come tendenza radicale, e come opportunismo le idee dominanti nell’Internazionale comunista. A proposito di questo scriveva: “Appartiene alla sua sostanza attendersi, in una situazione rivoluzionaria, il tutto e di colpo dalla grande azione rivoluzionaria. La sua essenza consiste nel prendere in considerazione sempre e soltanto ciò che è proprio nel momento e non nella prospettiva, di arrestarsi alla superficie dei fenomeni invece di penetrarne i più nascosti e decisivi nuclei. Laddove le forze non siano sufficienti per raggiungere subito un certo obiettivo, esso ha la tendenza a non potenziare quelle forze, ma a giungere alla meta per altro cammino, seguendo una strada obliqua. Perché l’obiettivo è il successo immediato, e a ciò sacrifica le condizioni per il successo definitivo” (8). Richiamò l’attenzione sul rischio della conquista de potere «per via obliqua», in condizioni non mature: “Una conquista del potere che si fondi su una classe operaia immatura a gestirlo si tornerà a perderla, oppure quel potere dovrà fare tante concessioni all’arretratezza da sfaldarsi internamente” (9). In tali espressioni è visibile l’influenza di Rosa Luxemburg, soprattutto delle sue affermazioni per le quali la Lega di Spartaco avrebbe preso il governo nelle sue mani solamente se questa fosse stata la chiara, indubbia volontà della grande maggioranza delle masse proletarie, in presenza di una chiara adesione alle idee, agli obiettivi e ai metodi di lotta della Lega (10). Si può aggiungere, ancora, che nella concezione del rapporto tra organizzazione e azione i teorici del comunismo di sinistra erano più vicini alla Luxemburg che a Lenin. Lukács non vedeva nell’organizzazione il presupposto dell’azione, bensì «un continuo intrecciarsi tra presupposto e conseguenza» e più una conseguenza che un presupposto (11). Dal canto suo, Gorter, condannò l’atteggiamento dei bolscevichi verso le masse, definendolo «una politica che riunisce le masse senza consultarle circa le loro convinzioni e i loro sentimenti, che ritiene che i capi possano vincere solamente se essi verranno seguiti dalle grandi masse» (12). Da queste affermazioni risulta evidente la critica implicita alla prassi dei bolscevichi in Russia, che per certi versi non tardò a manifestarsi (…)” (pag 364-365); “Quali le ragioni della vitalità del comunismo di sinistra? Già Lenin aveva attirato l’attenzione su di esse: aveva rilevato che spesso l’agitazione dei comunisti di sinistra riscuoteva un successo superiore a quello degli altri comunisti e aveva spiegato ciò con il fatto che «in un movimento rivoluzionario, quando i ricordi della rivoluzione sono ancora vivi, è più facile accostarsi alle masse con la tattica della “semplice” negazione» (Lenin, ‘L’estremismo, malattia infantile del comunismo’, in Id., Opere, vol. 31, p. 93)” (pag 373) [Milos Hajek, ‘Il comunismo di sinistra’, (in) ‘Storia del marxismo’, volume terzo, Torino, 1980] [(5) V. Lenin, ‘L’estremismo, malattia infantile del comunismo’, in Id, Opere, vol. 31, p. 53; (6) K. Radek, ‘Der Parteitag der Unabhängen Sozialdemokratie Deutschland’, in “Kommunistische Internationale”, I, n.4-5, p. 138: l’articolo risale al dicembre 1919 o al gennaio 1920; (7) Pannekoek, ‘Weltrevolution und kommunistische Taktik’, Wien, 1920, p. 15; (8) Ibid., p. 8; (9) Ibid.,, p. 9; (10) Rosa Luxemburg, ‘Gesammelte Werke’, vol. IV, Berlin, 1974, p. 450; (11) G. Lukacs, ‘Opportunismus und Putschismus’, in “Kommunismus”, 17 agosto 1920, p. 1109; (12) H. Gorter, Réponse a Lénine sur “La maladie infantile du communisme”, Paris, 1920] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]