“Di tutti i partiti comunisti già sorti nel 1918 il più importante nel disegno strategico dei bolscevichi era certamente quello tedesco, costituitosi ufficialmente proprio negli ultimi giorni dell’anno. Anche in esso confluivano gruppi diversi ed eterogenei (8). A differenza che in Austria, il nucleo centrale del processo di aggregazione organizzativa era rappresentato nella Kpd da una frangia numericamente ristretta ma politicamente significativa della sinistra radicale della socialdemocrazia: lo Spartakusbund non apportava al nuovo partito soltanto il prestigio intellettuale legato all’elaborazione teorica di Rosa Luxemburg, di Franz Mehring o di Clara Zetkin, ma anche un’ossatura organizzativa articolata su scala nazionale, forte in alcune zone di una consistente base operaia. Per quanto si fossero spesso manifestate divergenze fra spartachisti e bolscevichi (sul rapporto fra partito e classe, sulla questione nazionale, sulla questione agraria), il campo del dissidio sembrava ormai ristretto da tempo a valutazioni tattiche e organizzative: la decisione dello Spartakusbund di troncare ogni legame organizzativo con la Uspd pareva anzi rimuovere il più importante elemento residuo di differenziazione. La diversità di opinione circa i tempi di formazione della III Internazionale appariva oggettivamente un elemento secondario nel quadro di una solidarietà di fondo pressoché totale e di una completa comunanza di vedute quanto alla prospettiva strategica (l’attualità della rivoluzione) e al progetto di società futura (la democrazia dei consigli) (9): che così fosse, del resto, appare chiaro dall’insistenza con cui Lenin, come si è visto, rivendicava l’assunzione del programma spartachista come parte costitutiva della piattaforma programmatica della nuova Internazionale. Ma l’egemonia degli spartachisti nella Kpd, come fu dimostrato dall’andamento dello stesso congresso costitutivo, era tutt’altro che indiscussa. Sotto l’etichetta organizzativa dei “comunisti internazionalisti” (Ikd) si raggruppavano numerose tendenze di estrema sinistra: il gruppo che si era raccolto intorno alla rivista “Arbeiterpolitik”, in cui aveva svolto un ruolo importante Anton Pannekoek, ciè che restava del circolo di intellettuali che facevano riferimento a un’altra rivista della sinistra rivoluzionaria “Lichtstrahlen”, la corrente “unionista” di Amburgo che, sotto l’influenza di un ex militante del sindacato americano Industrial Workers of the World (IWW), Fritz Wolfheim, rivendicava la fine della separazione tradizionale e della divisione del lavoro fra partito e sindacato. (…) Per quanto il loro atteggiamento di fronte alla guerra imperialista e la loro decisione di rivendicare fin dal 1915-16 una irreversibile separazione organizzativa dalla socialdemocrazia li aveva resi per molto tempo più vicini a Lenin degli stessi spartachisti, gli Ikd si riconoscevano in un patrimonio teorico assai diverso da quello del bolscevismo ed erano, nella maggior parte dei casi, destinati ad allontanarsene sempre di più” [Aldo Agosti, ‘Le correnti costitutive del movimento comunista internazionale’] [(in) ‘Storia del marxismo’, Volume terzo, ‘Il marxismo nell’età della Terza Internazionale. I Dalla rivoluzione d’Ottobre alla crisi del ’29’, Torino, 1980] [(8) Cfr. P. Broué, ‘Rivoluzione in Germania (1917-1923)’, Torino, 1977; (9) Si veda l’analisi di G. Badia, ‘Rosa Luxemburg e la III Internazionale’, in “Problemi del socialismo”, 1971, n. I] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:11 Marzo 2016