“Nei suoi libri [Anton Francesco Doni], alcuni de’ quali, ‘La zucca’, ‘I mondi’, ‘I marmi’, composti di parti difformi e varie, quasi messe insieme più per caso che per raziocinio, si trova di tutto: racconti, allegorie, moralità, pensieri d’ogni genere, parolacce, sentenze, proverbi. Scrittore di getto, la sua prosa è variopinta, truculenta, agitata, ricca di vocaboli, rapida e turbinosa, come dovè esser la sua fantasia e la sua vita stessa. Tra tante idee ve n’è di politiche e di sociali audaci e penetranti, talché c’è stato chi le ha considerate, non esattamente, invero, precorritrici del socialismo di Marx e del socialismo moderno. Ma senza scomodar Marx o altri, indubbiamente c’è un pensiero politico e sociale nel Doni, originale e interessante. La premessa è quella un po’ del suo secolo, anzi della seconda metà del Cinquecento: naturalismo, critica del sistema sociale, ideale di assoluta perfezione politica, che consentisse a tutti di viver bene, felicemente, tranquillamente. Fiera la sua avversione a coloro che fan vita comoda sul lavoro de’ poveri. Se la piglia coi bottegai e con coloro che “vivono due terzi di ruberie” mentre i poveri “cascan per le strade di fame”; vorrebbe toglier via dal mondo gli oziosi, perché “ogni persona mangiasse il pane del suo sudore, e facesse utile a quell’altro uomo, come quell’altro fa utile a lui”; quegli oziosi che “molto consumano e non guadagnano”, quei ricchi che “guadagnano più che non consumano”. Notevole il rilievo, in più passi de ‘La zucca’ e de ‘I mondi’, circa l’origine della disuguaglianza economica e del malessere sociale: gli è che, dice il Doni, i ricchi vivono della fatica altrui. “Il ricco dice: io pago tutta la mia servitù. Di che la paghi? della tua fatica? messer no, della fatica d’altri!”. Anticipazione, cotesta, della teoria marxista, come da taluno s’è accennato, del plusvalore? Non tanto, certo. Un suo accentuato naturalismo egualitario, talvolta, parrebbe attenuare o sminuire quella critica di tono socialistico (…)” [introduzione di Carlo Curcio, in: ‘Utopisti e riformatori sociali del Cinquecento’, Bologna, 1941, a cura di Carlo Curcio, con scritti di Anton Francesco Doni Uberto Foglietta Francesco Patrizi (da Cherso) Ludovico Agostini]
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- Articolo pubblicato:27 Gennaio 2016