“Vincendo una forte resistenza interna al suo stesso partito, Lenin guidò i bolscevichi all’opposizione al governo e li allontanò dai menscevichi e dai socialisti rivoluzionari, permettendo loro di approfittare dell’ondata di sentimenti contrari alla guerra dopo l’offensiva Kerenskij e di atteggiarsi a unica affidabile barriera contro la reazione dopo il colpo di Kornilov. I bolscevichi non arrivarono al potere con processi democratici, che Lenin comunque disprezzava, a meno che non servissero ai suoi scopi tattici; tuttavia, fra le due rivoluzioni il loro sostegno popolare era aumentato in maniera spettacolare, come dimostrato dal sempre maggior numero di membri, dai loro successi nelle elezioni municipali e dalla loro crescente popolarità nei comitati dei soldati e nei soviet (49). Se Lenin non fu un democratico “borghese”, nemmeno fu un pacifista. Marx ed Engels avevano giudicato le guerre secondo il loro carattere di classe e se erano storicamente progressiste, e Lenin sottopose la Prima guerra mondiale a un’analisi simile nel suo saggio del 1916 su ‘L’imperialismo, fase suprema del capitalismo’. Nelle sue ‘Lettere da lontano’, scritte dopo la Rivoluzione di Febbraio, sostenne che solo una presa del potere da parte di un governo della classe operaia poteva ottenere la pace. Il nuovo regime avrebbe pubblicato i trattati segreti interalleati e chiesto un immediato cessate il fuoco e una guerra rivoluzionaria contro i governi che rifiutassero una pace basata sull’autodeterminazione per le nazioni oppresse d’Europa e per le colonie d’oltremare (50). Lenin fu incoraggiato dalle agitazioni che si diffondevano in tutta Europa e soprattutto dagli scioperi e dagli ammutinamenti navali in Germania, considerati da tutti i bolscevichi un effetto domino cruciale. Affermò che le probabilità che l’insurrezione si diffondesse dalla Russia erano 99 su 100, anche se forse in privato era intenzionato a firmare una pace separata se queste previsioni si fossero rivelate errate” [Capitolo XV. ‘L’ultima spinta degli imperi centrali, autunno 1917 – estate 1918’ [David Stevenson, ‘La Prima guerra mondiale. Storia universale. Volume 21’, Milano, 2004] [49) Orlando Figes, ‘People’s Tragedy’, p. 457; Allan K. Wildman, ‘End of the Russian Imperial Army’, vol. 2, cap. 8; (50) Richard K. Debo, ‘Revolution and Survival’, p. 9] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]
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- Articolo pubblicato:9 Dicembre 2015