“Movimenti simili a quelli tedeschi all’inizio degli anni ’90 sono riscontrabili nei partiti operai socialisti di altri paesi dell’Europa occidentale, e a questo proposito è degno di particolare attenzione il nuovo programma agrario elaborato in Francia da marxisti come Paul Lafargue e Jules Guesde, che fu discusso e accettato nei Congressi di Marsiglia (1892) e di Nanterre (1894) (3). Questo tempestoso mutamento nella questione agraria e contadina che si verificò nel giro di pochi anni destò serie preoccupazioni tra i difensori del punto di vista marxista ortodosso. La controffensiva prese l’avvia con il saggio di Engels, ‘Die Bauernfrage in Frankreich und Deutschland’, uscito nel 1894 sul decimo numero della ‘Neue Zeit’. Engels considera come centro del problema la formazione – sulla base di una rigorosa posizione di principio – di un legame tra i partiti socialisti e i piccoli contadini (che coltivano essi stessi la propria terra, non ingaggiano lavoro salariato, né lavorano altrove come salariati). Rileva altresí che questo strato centrale del ceto contadino è “il relitto di un modo di produzione scomparso” e che “il piccolo contadino è il proletario del futuro” (4). Su questa base egli critica il programma agrario del partito socialista francese, approvato al Congresso di Marsiglia nel 1892, osservando che compito del socialismo è trasformare in proprietà comune i mezzi di produzione e trasmetterli ai produttori: nell’agricoltura non può accadere altrimenti; invece il programma del partito francese non dava risposta alla domanda se si intendesse conservare la proprietà parcellizzata del piccolo contadino, che, per espressa ammissione del partito, era inesorabilmente condannata alla rovina. Engels ritiene inoltre corretto attenersi ai seguenti principi: – non si deve affrettare la rovina della piccola borghesia; – essa non va espropriata con la forza, a differenza della grande proprietà; – bisogna aiutarla ad avviarsi sulla via della cooperazione con l’esempio e le sovvenzioni sociali. Tuttavia il partito non potrebbe rendere peggiore servizio a se stesso e ai contadini che promettendo o dando l’impressione che sia sua intenzione conservare stabilmente la proprietà parcellizzata contadina: può forse promettere solo questo: che non interverrà con la violenza nei rapporti di proprietà. Engels, in questo scritto, distingue nettamente il piccolo contadino dal medio e dal grande, esprimendo il parere che gli sembrerebbe quasi un tradimento se a queste ultime due categorie il partito promettesse il mantenimento stabile dell’indipendenza economica; anch’esse devono necessariamente soccombere in conseguenza della formazione dell’azienda capitalistica e della produzione di grano a buon mercato, proveniente da oltremare; anche per loro si apre quindi un’unica possibilità: la cooperativa. Il partito non deve pertanto appoggiarsi a questi strati sociali, ma ai lavoratori salariati. In questo scritto di Engels, l’esigenza principale del programma agrario che viene rapidamente abbozzato è l’espropriazione della grande azienda agricola e il trasferimento del lavoro agricolo alle cooperative sotto il controllo della comunità. E’ chiaro che in quest’ordine di idee non può entrare il concetto della divisione della terra, elemento del tutto incoerente con questa teoria che forma un tutto concluso. Nella formazione del punto di vista marxista sulla questione agraria svolse un ruolo non insignificante il Congresso della II Internazionale tenutosi nel 1896, che entrò nella storia come il congresso della totale rottura con l’anarchismo. (…)”; “Se Marx ed Engels, nella questione agraria dell’Europa occidentale si erano dimostrati irremovibili riguardo alla prospettiva di fondo, nei confronti del ‘mir’, si mostrarono per qualche tempo propensi a riconoscere la possibilità di una via di sviluppo diversa da quella occidentale, la cui essenza  consisteva nell’evitare la fase capitalistica. Marx fu costretto a dedicarsi a fondo a tale questione in seguito  a una lettera ricevuta da Genova da Vera Zasulic e dai suoi compagni, in cui, richiamandosi alla popolarità del ‘Capitale’ in Russia, si sollevava la questione se il ‘mir’ avesse colà un futuro, ovvero perché non si sarebbe potuta ripetere in Russia la dissoluzione della proprietà comune di tipo arcaico come era accaduto in tutta l’Europa occidentale. A quanto pare Marx ponderò a lungo la risposta. Ne eseguì tre abbozzi e il quarto coincide in pratica con la lettera di risposta inviata (questi abbozzi e la lettera furono pubblicati solo nel 1925 a Mosca nel primo volume del ‘Marx-Engels Archiv’). Alla domanda fondamentale e cioè perché non si sarebbe potuta ripetere in Russia la via di sviluppo dell’Europa occidentale, Marx rispondeva cautamente ma risolutamente: “Analizzando la genesi del sistema capitalistico, io dico (‘Il capitale’, ed. francese, p. 325): “Alla base del sistema capitalistico si trova dunque la separazione radicale del produttore dai suoi mezzi di produzione….””” [András Hegedüs, ‘La questione agraria’, Estratto da  ‘Storia del marxismo’, Volume secondo, ‘Il marxismo nell’età della Seconda Internazionale’, Torino, 1979] [(3) Cfr. ‘Programme agricole du Parti ouvrier français’, a cura di P. Lafargue, Lille 1894; si veda anche J. Jaurès, ‘Socialisme et paysans’, Paris, 1894; (4) Mew, vol. 22, pp. 485-527 (trad. it. in K. Marx e F. Engels, ‘Opere scelte’, Roma, 1966, pp. 1215-37]