“Plechanov rivolse ora il suo vigore polemico e la sua erudizione marxista contro i tentativi di Trotsky, di Lenin e di un gruppo di menscevichi di rivedere la teoria e la strategia rivoluzionaria russa alla luce della loro esperienza e comprensione della rivoluzione del 1905 (…). Ma fu contro Lenin e il suo nuovo piano rivoluzionario del 1905 – “la dittatura rivoluzionario-democratica dei proletari e dei contadini” – che Plechanov rivolse tutta la forza della sua polemica e il vasto schieramento di autorevoli testi marxisti. In antitesi all’autodisciplina di astensione dal potere teorizzata da Plechanov, Lenin aveva postulato che fosse dovere dei socialdemocratici, i quali rappresentavano “il partito di classe indipendente del proletariato”, assumere il potere nel corso della rivoluzione borghese in Russia e partecipare a un governo rivoluzionario-democratico a base allargata; loro alleati sarebbero stati i socialisti rivoluzionari, che rappresentavano i contadini, “alleati naturali del lavoratori”, e altri elementi radical-democratici; i liberali, tuttavia, erano esclusi (84). Contro questo piano rivoluzionario, Plechanov citava i noti testi marxisti già usati contro una prematura presa del potere in ‘Le nostre differenze’ del 1884 (85). Ma il suo cavallo di battaglia era ora una lettera che Engels aveva scritto a Turati nel gennaio del 1894 in risposta al quesito che questi gli poneva circa una possibile partecipazione dei socialisti italiani a un governo repubblicano rivoluzionario. Il consiglio di Engels era di non partecipare, ma di formare “la nuova opposizione” al nuovo governo, poiché, sosteneva, pur ricevendo l’offerta di “qualche seggio del nuovo governo” sulla scia della comune vittoria essi sarebbero sempre stati una minoranza: “Questo è il maggior pericolo”. A sostegno del suo suggerimento, Engels aveva addotto l’esempio di Ledru-Rollin, di Louis Blanc e di Flocon nel febbraio del 1848, come monito contro “l’errore di accettare siffatte cariche”: “minoranza nel governo, essi – faceva notare Engels – condivisero volontariamente la responsabilità di tutte le infamie e i tradimenti di fronte alla classe operaia, commessi dalla maggioranza di repubblicani puri, mentre la presenza loro nel governo paralizzava l’azione rivoluzionaria della classe lavoratrice” (86). Mentre nella lettera Engels poneva chiaramente l’accento sulla condizione di minoranza nel governo, come era accaduto a Louis Blanc, Plechanov, trasportato dalla propria furia polemica e mirando a una vittoria su Lenin, parafrasava Engels in questo modo: “E dopo la vittoria il più grande pericolo sarebbe (“questo è il maggior pericolo”, dice Engels), ‘se i socialisti entrassero nel nuovo governo’… Partecipando al nuovo governo democratico, i socialisti condividerebbero la responsabilità di tutti gli errori e i tradimenti di quel governo nei confronti della classe operaia e, al tempo stesso, per la loro stessa presenza al governo paralizzerebbero l’energia rivoluzionaria di quella classe” (87). Da questa “irrefutabile prova”, Plechanov traeva allora la sua esultante conclusione: “Il testo riportato ci dice che partecipare a un governo rivoluzionario assieme ai rappresentanti della piccola borghesia significa tradire il proletariato” (88). Lenin non ne fu affatto convinto. Ammettendo che conoscesse la lettera di Engels soltanto dall’esposizione di Plechanov, egli si rammarica perché “Plechanov non la riproduce integralmente e non dice di preciso se e dove sia stata pubblicata”. Respinge i riferimenti storici di Plechanov alla Germania del 1850 e all’Italia del 1894 in quanto irrilevanti per la Russia nel gennaio (domenica di sangue) e maggio (Tsushima, scioperi) del 1905. Quanto alla “conclusione teorica” di Plechanov, “che ritiene inammissibile ogni partecipazione del proletariato al governo rivoluzionario nella lotta per la repubblica nel rivolgimento democratico”, Lenin la critica aspramente in quanto “principio anarchico, condannato da Engels senza possibilità di equivoci” (89)” [Israel Getzler, ‘Georgij V. Plechanov: la dannazione dell’ortodossia’ (in) ‘Storia del marxismo’, Torino, 1979] [(84) Lenin, Opere, vol. 9, pp. 36 sgg. Per un esame delle teorie rivoluzionarie di Lenin dal 1905 alla rivoluzione d’Ottobre, rinvio al mio contributo nel terzo volume di questa ‘Storia del marxismo’; (85) ‘K voprosu o zachvate vlasti’, in ‘Socinenija’, cit., vol. XIII, pp. 203-11; (86) Engels a Filippo Turati, 26 gennaio 1894. La lettera di Engels, pubblicata originariamente sulla “Critica sociale”, 1° febbraio 1894 (Plechanov ricorre a questa pubblicazione) è stata edita in K. Marx e F. Engels, ‘Scritti italiani’, a cura di G. Bosio, Milano Roma, 1955, pp. 172-74; in Karl Marx e F. Engels, ‘Corrispondenza con italiani. 1848-1895’, a cura di G. Del Bo, Milano, 1964; (87) ‘Socinenija’, cit., vol. XIII, pp. 210-11; (88) Ibid.; (89) Lenin, Opere, cit., vol. 8, pp. 433-35] [Lenin-Bibliographical-Materials]  [LBM*]