“Alla fine del ‘Discorrendo’ Labriola, sulle tracce di Engels, aveva in verità indicato quelli che a lui sembravano i cambiamenti sopravvenuti nella realtà storica. In primo luogo, “a misura che cresce nei proletari e nel popolo minuto la capacità di organizzarsi in partiti di classe, la prova stessa di questo complicato movimento ci porta a intendere lo sviluppo dell”era nuova’ secondo una misura di tempo, che è assai lenta, a confronto del rapido ritmo che concepivano una volta i socialisti intinti di giacobinismo rivissuto” (121). In secondo luogo, egli aveva notato che anche le ‘crisi’ avevano “subito uno spostamento. Invece della periodicità (che per Marx era decennale, dato l’esempio tipico dell’Inghilterra) ci si presenta ora lo stato diffuso e cronico della crisi” ed aveva aggiunto “si vuol rendere responsabile il ‘marxismo’, in quanto è dottrina, degli errori di previsione e di calcolo nei quali è potuto cadere Marx, in quanto visse in determinati limiti di tempo, di spazio e di circostanze” (122). In terzo luogo gli era apparso evidente lo scadimento della capacità critica del marxismo (123). C. Schmidt aveva recensito quasi benevolmente lo scritto di Böhm-Bawerk, ‘Zum Abschluss des Marxschen Systems’, uscito nel 1896, in cui si sosteneva che “la teoria del saggio medio del profitto e dei prezzi di produzione non si concilia con la teoria del valore” (124). Labriola aveva scritto l’8 ottobre 1898 a Kautsky: “‘Tu sei’, se non erro, rimasto ‘quasi solo'”. Più diffusamente e criticamente, il 5 aprile 1899, egli si era confidato con Luise Kautsky: “Mi dispiace che Carlo non abbia il tempo di leggere il mio “Socialisme et philosophie” – come temo non abbia letto i miei ‘Essays’, che furono tradotti anche in russo…. Mi dispiace per lui, perché gli è mancata l’occasione di vedere come lo stesso ordine di idee si svolga diversamente in un altro cervello, che, nello svolgerlo, ci porti altri elementi di cultura, altre esperienze, e altro temperamento intellettuale”, ed aggiungeva “il caso di Bernstein è una ‘vera disgrazia’, per il nome che godeva, pei suoi precedenti, per le sue relazioni con l’Engels… Io ho trovato ‘utile’ fino a pochi mesi fa il suo atteggiamento critico… Io credo fermamente che i socialisti di tutto il mondo devono fare ancora una buona ‘digestione di utopismo’. Io credo fermamente che la complicazione politica del mondo ritardi le nostre aspettazioni. ‘Ma credo fermamente anche’, che questa ‘correzione’ si debba farla ‘prudentemente e opportunamente’ dentro il partito stesso, e dentro i limiti del marxismo come dottrina progressiva” (125)” [Nicola Badaloni, Teoria della società e dell’economia in A. Labriola. II, Dimensioni, Livorno, 1983] [(121) A. Labriola, ‘La concezione materialistica…’, cit., pp. 286-7; (122) G. Procacci, ‘Antonio Labriola e la revisione del marxismo attraverso l’epistolario con Bernstein e con Kautsky (1895-1904)’, in ‘Annali Istituto G. Feltrinelli’, A. III, 1960. Si veda in particolare la lettera a Kautsky del 12 giugno 1897 in A. Labriola, ‘Epistolario’, vol. III, cit: p. 791; (124) Böhm-Bawerk, ‘La conclusione del sistema marxiano’, in Böhm-Bawerk, Hilferding, Bortkiewicz, ‘Economia borghese ed economia marxista’, trad. it., Firenze 1971, p. 27; (125) A. Labriola, ‘Epistolario’, vol. III, cit., pp. 914-15]