“Il 20 marzo 1869, il Consiglio generale, per la penna di Marx, risponde alla richiesta della nuova Alleanza [Bakunin, ndr], e conferma la vocazione dell’Internazionale ad accogliere “tutte le società operaie che hanno analoghi fini, e cioè: l’appoggio mutuo, il progresso e la ‘piena emancipazione della classe operaia’” (21). Il Consiglio generale ammette che il programma dell’Alleanza non diverge da questo obiettivo, anche se l’Ait, attraverso i suoi congressi, punta anche a decidere progressivamente un programma teorico comune. Poi Marx ritorna sulla formulazione di “eguaglianza paritaria” delle classi, che equivarrebbe all'”‘armonia del capitale e del lavoro’, quale viene predicata (…) dai socialisti borghesi”: “Non è l”eguaglianza delle classi’ – un controsenso logico, impossibile a realizzarsi – bensì piuttosto ‘l’abolizione delle classi’, questo effettivo segreto del movimento del proletariato, a formare il grande fine dell’Associazione internazionale degli operai. Tuttavia, se si considera il contesto nel quale questa frase, “eguaglianza ‘delle classi'”, si trova, essa sembra essersi introdotta furtivamente, e il Consiglio generale non dubita che voi sarete d’accordo a eliminare dal vostro “programma” una frase che può indurre a incomprensioni tanto pericolose” (22)” [Mathieu Léonard, La Prima Internazionale. L’emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi, Roma, 2013] [(21) Karl Marx “Il Consiglio generale dell’Associazione internazionale degli operai all’Ufficio centrale dell’Alleanza della democrazia socialista (1869)”, in G.M. Bravo, op. cit., p. 336. Il testo, in realtà, è approvato nella seduta del Consiglio generale del 9 marzo, e successivamente inoltrato – N.d.t; (22) Ivi, p. 337]