“Dall’immortale “Guerra civile in Francia”, le cui pagine rivivono con una particolare intensità nella nostra epoca, Kautsky ha estratto unicamente quelle poche righe in cui l’autorevole teorico della rivoluzione sociale opera un parallelo fra la generosità dei comunardi e la ferocia borghese dei versagliesi. Queste righe Kautsky le ha svuotate, lasciando loro solamente un senso generale. Marx predicatore di un umanitarismo astratto, apostolo della filantropia universale! Come se stessimo parlando di Buddha o di Tolstoj… Per reagire contro una campagna internazionale che rappresentava i comunardi come dei protettori e le donne della Comune come delle prostitute, contro le infami calunnie che attribuivano ai combattenti vinti tratti di barbarie sorti dall’immaginazione perversa dei vincitori borghesi, Marx metteva in risalto e sottolineava taluni tratti di mitezza e di grandezza d’animo che sovente, a dire il vero, non erano se non l’altra faccia dell’irresolutezza. Si capisce che l’abbia fatto: Marx era Marx. Non era un volgare pedante, ancora meno il procuratore della rivoluzione: egli univa l’analisi scientifica della Comune con la sua apologia rivoluzionaria. Non si limitava a spiegare e a criticare, egli difendeva e combatteva. Tuttavia, pur mettendo in risalto l’indulgenza della Comune che era crollata, Marx non lasciava dubbio alcuno sulle misure che la Comune avrebbe dovuto assolutamente prendere per non soccombere. L’autore della ‘Guerra civile’ accusa il Comitato centrale, che a quel tempo era ciò che oggi chiameremmo il soviet dei deputati della guardia nazionale, di avere lasciato prematuramente il posto alla Comune elettiva. Kautsky “non afferra” le ragioni di tale rimprovero. Questa coscienziosa incomprensione è un sintomo specifico del declino mentale di Kautsky per quanto riguarda le questioni della rivoluzione in generale. Secondo Marx il primo posto spettava a un organo puramente di lotta, che sarebbe stato il centro dell’insurrezione e delle operazioni militari contro i versagliesi, e non all’autogoverno della democrazia operaia. Solamente più tardi sarebbe venuto il suo turno. Marx accusa la Comune di non avere immediatamente attuato l’offensiva contro i versagliesi, di essere restata sulla difensiva, cosa che sembra sempre “più umana” e offre maggiori possibilità di fare appello alla legge morale e al carattere sacro della vita umana, ma che, in situazione di guerra civile, non conduce mai alla vittoria. Orbene, Marx voleva innanzitutto la vittoria della rivoluzione. Egli non dice una parola per collocare il principio della democrazia al di sopra della lotta di classe. Al contrario, con l’intenso disprezzo che caratterizza il rivoluzionario e il comunista, Marx – non il giovane redattore della “Rheinische Zeitung”, ma il maturo autore del ‘Capitale’, il nostro vero Marx dalla possente criniera leonina che non ha ancora subìto i trattamenti dei barbieri della scuola di Kautsky – con quale intenso disprezzo parla dell'”atmosfera artificiale del parlamentarismo” in cui i nani di corpo e di spirito alla Thiers hanno arie da giganti! La ‘Guerra civile’, dopo l’arido, pedante e cavilloso opuscolo di un Kautsky, fa l’effetto di una tempesta che rinfresca l’aria. Nonostante le calunnie di Kautsky, Marx non condivide assolutamente l’opinione che dà alla democrazia l’ultima parola, la parola assoluta e suprema della storia” [Lev Trotsky, ‘Terrorismo e comunismo’] [(in) Lev Trotsky, Opere scelte, Volume quattro. Gli anni del potere’, Firenze 2013]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:21 Maggio 2015