“Marx ci dà, in modo più preciso, la seguente caratterizzazione del metodo di Proudhon: “Il signor Proudhon, soprattutto perché manca di conoscenza storica, non ha compreso che gli uomini mentre sviluppano le loro forze produttive, vale a dire mentre vivono, sviluppano determinati rapporti reciproci e che la natura di questi rapporti deve cambiare necessariamente con il mutamento e lo sviluppo delle forze produttive. Egli non ha compreso che le ‘categorie economiche’ sono soltanto le ‘espressioni astratte’ di questi rapporti reali e restano vere soltanto in quanto esistono questi rapporti. Egli cade dunque nell’errore degli economisti borghesi che considerano queste categorie economiche come eterne e non come leggi storiche che sono leggi soltanto per un particolare sviluppo storico, per un definito sviluppo delle forze produttive. Dunque, invece di considerare le categorie politico-economiche, come le espressioni astratte dei rapporti reali, transitori, storici, sociali, il signor Proudhon, grazie ad una trasposizione mistica, vede soltanto i rapporti reali come una materializzazione di queste astrazioni. Queste astrazioni sono esse stesse formule che erano dormienti nel cuore di Dio padre sin dalla creazione del mondo” (pp. 224-225). Soffermiamoci un istante su questo metodo speculativo hegelianeggiante, di Proudhon. Esso consiste, secondo Marx, in una “mistica trasposizione”, cioè in un rovesciamento, dove ciò che è primo diventa secondo e viceversa: l’elemento ideale (le categorie politico economiche) viene separato, astratto dai rapporti reali (economico-sociali) che lo generano (…)” [Giuseppe Bedeschi, Prefazione, (in) Karl Marx, Miseria della filosofia. Risposta a ‘La filosofia della Miseria’ di Proudhon, 1968]