“Invece, pochi mesi dopo la caduta della legislazione antisocialista (il 25 gennaio 1890 il Reichstag ne rifiutò una proroga) già si manifestarono ampie divergenze di opinione nel partito. Occasione per lo scontro fu in un primo tempo il contrasto sulla festa del 1° maggio. Mentre in una serie di città industriali – soprattutto a Berlino – giornali e istanze di partito invitarono a sospendere il lavoro e a convocare assemblee per il 1° maggio 1890, con la parola d’ordine della giornata lavorativa di otto ore, il gruppo parlamentare, e in particolare August Bebel, caldeggiò una tattica più prudente, sollecitando una stretta subordinazione delle organizzazioni del partito alla direzione centrale. Da questo contrasto nacque l’opposizione dei cosiddetti “giovani”, i cui principali esponenti furono Bruno Wille, Hans Müller e altri ancora (4). Hans Müller giudicava la vittoria relativamente facile che August Bebel aveva riportato sull’opposizione in numerose assemblee di partito a Dresda, Magdeburgo e Berlino, come conseguenza dell’ingresso di numerosi “piccoli borghesi” nel partito, ed era convinto che la propria linea, più rigida, rispondesse in modo molto più adeguato alle aspirazioni e alle idee delle avanguardie proletarie della vecchia socialdemocrazia. Al primo congresso del partito dopo l’abrogazione delle leggi antisocialiste (tenutosi a Halle dal 12 al 18 ottobre 1890) Bebel insistette sulla necessità di mantenere la tattica adottata durante il periodo dell’illegalità. Quanto al ruolo del gruppo parlamentare poi, egli chiarì che il suo compito era, da un lato, la salvaguardia delle principali esigenze della socialdemocrazia, senza riguardo alcuno per i partiti borghesi e lo stato di classe, dall’altro la “ricerca di possibili riforme da ottenersi sulla base dell’ordine sociale esistente”. I “giovani” furono violentemente attaccati dalla maggioranza del congresso e in seguito espulsi dal partito (al Congresso di Erfurt, 14-20 ottobre 1891). Nel corso della polemica contro i “letterati e gli studenti di sinistra” – così i dirigenti del partito definivano “il giovani”- Friedrich Engels diede il proprio appoggio al gruppo parlamentare e a Bebel. Engels articolò la sua critica anzitutto nelle ‘Risposte alla redazione della “Sachsische Arbeiterzeitung” e a Paul Ernst, che aveva sottolineato le profonde convinzioni marxiste sulla “Volksstimme” di Magdeburgo. (…). Per quanto riguardo infine l’influenza piccolo-borghese all’interno della Spd, Engels si chiede: “Chi ha mai contestato poi che la tendenza piccolo-borghese è rappresentata non solo nel gruppo parlamentare, ma anche all’interno del partito nel suo complesso? Qualsiasi partito ha un’ala destra e una sinistra, e il fatto che l’ala destra della socialdemocrazia sia di natura piccolo-borghese risiede nella natura delle cose. Se d’altro non si tratta, a che pro tutto questo baccano? Da anni facciamo i conti con questa vecchia storia, ma di qui a parlare di una maggioranza piccolo-borghese nel gruppo parlamentare o addirittura nel partito, ne corre di strada! Qualora tale pericolo dovesse incombere, non si attenderebbe il grido di allarme di questi singolari e devoti Eckart. Per il momento la gaia lotta proletaria contro le leggi antisocialiste e il rapido sviluppo economico hanno sottratto a questa componente piccolo-borghese sempre più terreno, aria e luce, mentre la componente proletaria si sviluppa sempre più potente” (6). Hans Müller protestò vivacemente contro questo giudizio di Engels, sostenendo che l’opposizione dei “giovani” era l’espressione di una “lotta di classe all’interno della socialdemocrazia”, da Engels inspiegabilmente fraintesa come “rivolta di letterati e studenti”. Ciò “rivelava o un’assai indebolita facoltà d giudizio, o un’incapacità di cogliere e di giudicare gli avvenimenti nel loro profondo significato” (7). Il vero motivo della discordia nel contrasto tra la direzione del partito e i “giovani” era diventato, tuttavia, come si è potuto constatare, una questione di tattica. Anche in questo caso Engels si schierò dalla parte della direzione” [Iring Fetscher, Bernstein e la sfida all’ortodossia. (in) ‘Storia del marxismo’, Torino, 1979] [(4) Cfr. a questo proposito H. Müller, ‘Der Klassenkampf in der deutschen Sozialdemokratie, Zürich, 1892; (6) Mew, vol 22, pp. 83-84; (7) Müller, Der Klassenkampf, cit, p. 76]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:12 Aprile 2015