“Nella sua prefazione del 1859 alla ‘Critica dell’economia politica’ Marx afferma che è iniziata un'”epoca di rivoluzione sociale”, poiché si è determinata una contraddizione oggettiva, che la formazione sociale esistente non è più in grado di risolvere. Questa contraddizione consiste nel fatto che i rapporti di produzione che sussumono sotto di sé gli uomini nella produzione materiale della loro vita – poiché sono la totalità della base economica, reale della società – cessano di essere forme di sviluppo delle forze produttive (a cui appartiene la stessa classe lavoratrice, che è anzi la massima forza produttiva), per diventare catene che inceppano lo sviluppo sociale delle forze produttive. E’ una definizione della situazione rivoluzionaria che vale indubbiamente anche per l’ultimo Engels, ma essa ha bisogno, sotto la chiara pressione di una classe che interviene effettivamente nella politica quotidiana con rivendicazioni rivoluzionarie, di una specificazione storica, e anche, in larga misura, di una localizzazione spaziale. Per quanto concerne questo punto della specificazione e localizzazione della situazione rivoluzionaria, nella posizione di Marx e di Engels erano chiare due cose: in primo luogo, che il destino della rivoluzione proletaria, le possibilità d’azione del proletariato dipendono sia dallo stadio di sviluppo della classe borghese e dal grado del consolidamento sociale del suo dominio economico e politico a spese di tutti gli altri ceti e classi sociali, sia dalla situazione di crisi dell’intera società. La fine cruenta a cui vanno incontro i coraggiosi protagonisti dell’insurrezione del giugno 1848 è un esempio del primo caso, poiché mostra come l’industria francese, finché non domina sulla borghesia francese, non possa polarizzare il suo interesse di classe; diventa così, come gruppo ‘accanto’ alla borghesia finanziaria predominante, un’esponente fanatica del partito dell’ordine. La Comune di Parigi è un esempio del secondo caso: la crisi del sistema di dominio politico del Secondo Impero, che è stata determinata dalla sconfitta militare s’impadronisce sì della metropoli, dove il proletariato può distruggere la macchina dello Stato, ma non coinvolge il paese, com’era accaduto ad esempio nel 1789. Grado di sviluppo della classe borghese e crisi dell’intera nazione sono quindi criteri essenziali per la specificazione della situazione rivoluzionaria. In secondo luogo, le particolarità nazionali dello sviluppo complessivo della società – anche e soprattutto delle esperienze di lotta delle classi oppresse – sono decisive per determinare da quale paese parta l’impulso rivoluzionario: se è il “canto del gallo francese” ad annunciare il “giorno della resurrezione tedesca”, come dice il giovane Marx; se il movimento rivoluzionario si sposta nuovamente in Germania, dopo il crollo della Comune di Parigi, o addirittura in Russia, come lasciano supporre alcuni passi degli scritti successivi agli anni ’70, queste variazioni nella scelta del paese dove avrà origine la rivoluzione proletaria si basano sempre su concrete analisi economiche e politiche della situazione data di volta in volta” [Oskar Negt, Il marxismo e la teoria della rivoluzione nell’ultimo Engels. (in) ‘Storia del marxismo’, Torino, 1979]