“Infine la disfatta di giugno rivelò alle potenze dispotiche d’Europa il segreto che la Francia era costretta ad ogni costo a mantenere la pace all’esterno, per poter condurre la guerra civile all’interno. In questo modo i popoli che avevano iniziato la lotta per la loro indipendenza nazionale vennero dati in balia alla prepotenza della Russia, dell’Austria e della Prussia, ma in pari tempo la sorte di queste rivoluzioni nazionali venne subordinata alla sorte della rivoluzione proletaria; esse vennero spogliate della loro apparente autonomia, della loro apparente indipendenza dal grande rivolgimento sociale. Né l’ungherese, né il polacco, né l’italiano possono essere liberi fino a che rimane schiavo l’operaio! (106). Infine, in seguito alle vittorie della Santa Alleanza, l’Europa ha preso un aspetto tale che ogni nuovo sollevamento proletario in Francia dovrà coincidere in modo diretto con una ‘guerra mondiale’. La nuova rivoluzione francese sarà costretta ad abbandonare immediatamente il terreno nazionale e a ‘conquistare il terreno europeo’, sul quale soltanto la rivoluzione sociale del secolo decimonono può attuarsi (107). Solo con la disfatta di giugno dunque sono state create le condizioni, entro le quali la Francia può prendere l”iniziativa’ della rivoluzione europea. Solo immergendosi nel sangue degli ‘insorti di giugno’ il tricolore è diventato la bandiera della rivoluzione europea – la ‘bandiera rossa’. E il nostro grido è: La rivoluzione è morta! Viva la rivoluzione! (108)” [Karl Marx, Le lotte di classe in Francia, 1850] [(in) Karl Marx, a cura di Leandro Perini, ‘Rivoluzione e reazione in Francia, 1848-1850’, 1976] [(106) La connessione tra la sconfitta della classe operaia in Francia e il trionfo della controrivoluzione in Europa e, in special modo, il suo rapporto con la repressione dei movimenti nazionali, fu già chiaramente affermata da Marx nel 1849:” La sconfitta della classe operaia in Francia, la vittoria della borghesia francese, ha significato insieme un nuovo asservimento delle nazionalità che avevano risposto con eroici sforzi di emancipazione al chicchirichí del “gallo gallico”: Polonia, Italia, Irlanda, sono state di nuovo marchiate a fuoco, violentate, massacrate da sbirri prussiani, austriaci, inglesi. La sconfitta della classe operaia in Francia, la vittoria della borghesia francese, ha voluto dire nello stesso tempo la sconfitta delle classi medie che in tutti i paesi europei, per un attimo unite al popolo, avevano risposto al chicchirichí “del gallo gallico” con sanguinose rivolte contro il feudalesimo: Napoli, Vienna, Berlino! La sconfitta della classe operaia in Francia, la vittoria della borghesia francese, è stata insieme la vittoria dell’Oriente sull’Occidente, la sconfitta della civiltà ad opera della barbarie. Nella Valacchia, ha avuto inizio la repressione dei rumeni da parte dei russi e dei loro scherani, i turchi; a Vienna, croati, panduri, cechi, e simili turbe di straccioni, hanno strangolato la libertà tedesca; e, in questo istante, lo zar regna onnipotente in Europa. Il crollo della borghesia in Francia, il trionfo della classe lavoratrice francese, l’emancipazione del proletariato in generale, è quindi la parola d’ordine della liberazione europea” (Marx e Engels, Il Quarantotto. La “Neue Rheinische Zeitung”, presentazione, traduzione e note di B. Maffi, Firenze, 1970, p. 180); (107) “La liberazione dell’Europa, sia essa la rivolta delle nazionalità oppresse per la loro indipendenza, sia essa la distruzione dell’assolutismo feudale, è quindi condizionata dalla vittoriosa insurrezione della classe operaia francese. Ma ogni maremoto sociale francese si spezza necessariamente contro lo scoglio della borghesia britannica, del dominio industriale e commerciale della Gran Bretagna sul mondo. Ogni riforma sociale parziale in Francia, e, in genere, sul continente europeo è e rimane, ove pretenda d’essere definitiva, un vuoto e pio desiderio. E la vecchia Inghilterra non sarà abbattuta che da una guerra mondiale, la sola che possa offrire al partito cartista, il partito degli operai inglesi organizzati, le condizioni di una vittoriosa levata di scudi contro il gigantesco oppressore. I cartisti a capo del governo inglese – solo da quell’istante la rivoluzione sociale uscirà dal regno fumoso dell’utopia, per salire nel limpido cielo della realtà. Ma ogni guerra ‘europea’ in cui l’Inghilterra sia travolta sarà una guerra mondiale, condotta nel Canada come in Italia, in India come in Prussia, in Africa come sul Danubio. E la guerra europea sarà la prima conseguenza di una rivoluzione proletaria vittoriosa in Francia. Come ai tempi di Napoleone, l’Inghilterra sarà alla testa delle armate controrivoluzionarie; ma dalla stessa guerra sarà spinta all’avanguardia del moto rivoluzionario europeo e così salderà il proprio debito verso la rivoluzione del secolo XVIII. Insurrezione rivoluzionaria della classe operaia francese, guerra mondiale – questo si annunzia il contenuto del 1849” (Marx e Engels, ‘Il Quarantotto’, cit., p. 181; (108) Marx usa qui, per caratterizzare la dialettica rivoluzionaria della disfatta di giugno, la stessa formula che, sotto la monarchia feudale francese esprimeva la sua perennità e continuità: “Le roi est mort! Vive le roi!” “Il re è morto! Viva il re!”]