“Tra la morte di Marx (1883) e quella di Engels (1895) avvenne una duplice trasformazione. In primo luogo l’interesse per le opere di Marx e di Engels si intensificò con l’affermarsi del movimento socialista internazionale. Nel corso di quei dodici anni, secondo B. Andréas, comparvero non meno di 75 edizioni del ‘Manifesto’, in quindici lingue. E’ interessante osservare che le edizioni tradotte nelle lingue dell’Impero zarista erano già più numerose di quelle edite nell’originale tedesco (17 contro 11). In secondo luogo era stata intrapresa la pubblicazione sistematica di una parte consistente dell’opera dei classici in lingua originale, per iniziativa soprattutto di Engels. Questo lavoro consisteva di: a) riedizioni (in genere con nuove introduzioni) di opere da molti anni esaurite, e in tal modo Engels intendeva sottolineare il perdurare della loro importanza; b) pubblicazioni di opere che Marx aveva lasciato inedite o incomplete; c) nuovi scritti di Engels, che a volte incorporavano importanti testi inediti di Marx – come le ‘Tesi su Feuerbach’ – nei quali egli si proponeva di fornire un quadro coerente e completo della dottrina marxiana” [Eric J. Hobsbawm, ‘La fortuna delle edizioni di Marx ed Engels’, (in) ‘Storia del marxismo’, Torino, 1978]