“Il manoscritto su Hegel non fu mai pubblicato, ma le idee che in esso erano rimaste in fase embrionale ricevettero una formulazione più chiara non appena Marx giunse a Parigi. Nell ‘inverno 1843-44 Marx scrisse due saggi per i “Deutsch-französische Jahrbücher”, entrambi limpidi e brillanti quanto il manoscritto su Hegel era stato involuto e oscuro. Nel primo, intitolato ‘Sulla questione ebraica’, Marx esaminava le opinioni del suo antico mentore Bruno Bauer a proposito dell’emancipazione degli ebrei. Secondo Bauer, l’emancipazione ebraica si sarebbe potuta effettivamente realizzare solo quando lo Stato avesse cessato di essere cristiano, altrimenti la discriminazione contro gli ebrei era inevitabile. Per Marx, Bauer si era fermato troppo presto: la semplice secolarizzazione della politica non implicava l’emancipazione degli uomini in quanto esseri umani. Gli Stati Uniti non avevano alcuna religione di Stato, e tuttavia erano noti per la religiosità dei loro abitanti (…). Secondo Marx il problema nasceva perché “l’uomo conduce … una doppia vita…. La vita nella ‘comunità politica’ nella quale egli si considera come ‘ente comunitario’, e la vita nella ‘società civile’ nella quale agisce come ‘uomo privato’, che considera gli altri uomini come mezzo, degrada se stesso a mezzo e diviene trastullo di forze estranee (13)”. Bauer aveva auspicato uno Stato basato esclusivamente sui diritti universali dell’uomo, così come erano stati proclamati dalla rivoluzione francese e dalla Dichiarazione d’indipendenza americana. Per Marx, invece, i diritti dell’uomo erano solo i diritti degli individui atomizzati, ostili l’uno all’altro, che componevano la società civile” [David McLellan, La concezione materialistica della storia. (in) ‘Storia del marxismo’, Torino, 1978] [(13) K. Marx, Sulla questione ebraica, in Opere, cit., vol 3, pp. 166]