“Compagni, il più recente avvenimento in Germania, l’uccisione feroce, proditoria di Liebknecht e della Luxemburg non è solo l’avvenimento più drammatico e tragico della rivoluzione che incomincia in Germania (1); esso getta anche una luce straordinariamente viva sul modo con cui si pongono i problemi della lotta presente, nelle attuali correnti delle varie opinioni politiche e nelle attuali concezioni teoriche. Proprio dalla Germania, soprattutto, abbiamo sentito, per esempio, discorsi sulla decantata democrazia, sulle parole d’ordine sia della democrazia in generale, sia dell’indipendenza della classe operaia dal potere statale. Queste parole d’ordine che forse a prima vista possono sembrare indipendenti l’una dall’altra, in realtà sono strettamente legate. Sono strettamente legate perché dimostrano quanto siano forti, ancor oggi, i pregiudizi piccolo-borghesi, nonostante l’immensa esperienza della lotta di classe del proletariato. Esse dimostrano come finora, sempre e dappertutto, la coscienza della lotta di classe sia (per usare l’espressione tedesca) sulle labbra, ma non sia effettivamente nella mente e nel cuore di quelli che ne parlano. In realtà, se ricordiamo anche solo l’abbiccì dell’economia politica come l’abbiamo assimilata dal ‘Capitale’ di Marx (la dottrina della lotta di classe sulla quale noi poggiamo con entrambi i piedi), oggi, davanti all’acutezza della lotta nelle sue attuali oscillazioni e proporzioni, quando la rivoluzione socialista è chiaramente all’ordine del giorno in tutto il mondo (lo dimostra praticamente la sua influenza nei paesi più democratici), come si può parlare di indipendenza? Chi pensa così dimostra, dal punto di vista dell’economia politica, di non aver capito una sola pagina del ‘Capitale’ di Marx, davanti al quale oggi si inchinano, senza eccezione, tutti i socialisti di tutto il mondo. Ma in realtà, pur inchinandosi a quest’opera, essi, quando sono quasi giunti alla lotta decisiva alla quale ci ha portati il ‘Capitale’ di Marx, abbandonano quella lotta di classe e immaginano che possa esistere una democrazia al di fuori o al di sopra delle classi, e che la democrazia, nella società attuale, finché perdurerà la proprietà capitalistica, possa esser diversa dalla democrazia borghese, cioè dalla dittatura borghese mascherata con false, ingannevoli insegne democratiche. Proprio dalla Germania ci sono arrivate recentemente delle voci secondo le quali, laggiù, la dittatura del proletariato, probabilmente, e forse sicuramente, non uscirà dai limiti della democrazia, e la democrazia resterà in atto. Proprio laggiù, degli individui pretendono di essere maestri di marxismo, individui del genere di Kautsky – che sono stati teorici della II Internazionale dal 1889 al 1914 – hanno alzato la bandiera della democrazia, senza capire che la democrazia, finché perdura la proprietà capitalista, è soltanto un’ipocrita maschera della dittatura borghese” [V.I. Lenin, Sui sindacati, 1950] [(1) Nel gennaio 1919, l’insurrezione degli operai berlinesi (ultimo episodio della rivoluzione in Germania) fu sopraffatta dalle forze del governo di Scheidemann: Carlo Liebknecht e Rosa Luxemburg, che ne erano stati gli animatori e i dirigenti, furono arrestati e barbaramente trucidati] [Lenin-Bibliographical-Materials]  [LBM*]