“Al proposito Lenin non cessava di insistere sul collegamento con la rivoluzione internazionale, che sola poteva garantire una vittoria durevole della rivoluzione russa. Quando il proletariato in Russia avesse conquistato il potere, egli pensava, “l’esempio degli operai russi sarà inevitabilmente seguito – forse non domani (le rivoluzioni non si fanno su ordinazione) ma inevitabilmente – dagli operai e dai lavoratori di almeno due grandi paesi: la Germania e la Francia” (1). I bolscevichi dovevano tenersi pronti ad accelerare un tale sviluppo con una guerra rivoluzionaria contro le classi dominanti dei paesi europei. Il compito del proletariato russo, secondo Lenin consisteva anzitutto nell’impadronirsi del potere, per evitare che il paese cadesse in balia di una dittatura militare controrivoluzionaria; in secondo luogo si trattava di tenere in pugno un potere conquistato fino a che la classe operaia europea venisse in aiuto al proletariato russo. “Una volta conquistato il potere, il proletariato della Russia ha tutte le possibilità di conservarlo e di condurre la Russia alla rivoluzione vittoriosa in Occidente” (2). Anche più tardi Lenin, tornò spesso ad insistere nel porre in rilievo questo stretto legame. “Quando tre anni or sono ci siamo posti il problema dei compiti e delle condizioni per la vittoria della rivoluzione proletaria in Russia,” egli diceva nel novembre 1920, “abbiamo detto sempre nettamente che questa vittoria non sarebbe stata durevole se non fosse stata sorretta dalla rivoluzione proletaria in occidente, e che la sola valutazione giusta della nostra rivoluzione poteva esser fatta soltanto dal punto di vista internazionale”. E aggiungeva: “Per ottenere una vittoria duratura, dobbiamo pervenire alla vittoria della rivoluzione proletaria in tutti, o quanto meno, in alcuni paesi capitalistici più importanti” (3). Certo, a quest’epoca i bolscevichi si erano ormai resi conto che l’aiuto tanto sperato si sarebbe fatto aspettare ancora a lungo, e che invece dovevano continuare a difendersi contro la minacciosa pressione dei nemici interni ed esterni. L’appoggio che i paesi stranieri prestarono alla controrivoluzione russa durante la guerra civile, e il diretto intervento militare di alcuni stati imposero alla repubblica sovietica tre anni di dure lotte per l’esistenza. In questa situazione, che giungeva imprevista, Lenin auspicava la vittoria del potere proletario e della repubblica sovietica, anche nel caso che la rivoluzione socialista mondiale tardasse a verificarsi (4). Alla lunga tuttavia il potere sovietico aveva una possibilità di affermarsi solo se riusciva a fronteggiare il più presto possibile il dissesto economico e a far uscire la Russia dalla sua condizione di arretratezza. Questo significava un radicale cambio di orientamento nella strategia bolscevica. Secondo l’opinione di Lenin, il più alto contributo che i bolscevichi potessero portare alla vittoria della rivoluzione internazionale era il trasformare la Russia sovietica in una potenza economica progredita. In questo senso egli dichiarava nella primavera del 1921: “Attualmente esercitiamo la nostra influenza sulla rivoluzione internazionale soprattutto con la nostra politica economica (…). Su questo terreno la lotta è stata portata su scala mondiale. Risolviamo questo problema e avremo vinto su scala internazionale in modo certo e definitivo” (5)” [Richard Lorenz, ‘La costruzione del socialismo in Lenin’, (in) ‘Annali Feltrinelli (1973), Milano, 1974] [(1) Lenin, Esiste una via verso una pace giusta? (1917), in Opere, cit., vol. 25, p. 48; (2) Lenin, La rivoluzione russa e la guerra civile (1917), in Opere, cit., vol 26, p. 30; (3) Lenin, La nostra situazione internazionale e interna e i compiti del partito (Discorso alla Conferenza provinciale moscovita del PCR, 1920), in Opere, cit., vol. 31, pp. 393-94; (4) Lenin, La nostra situazione…, cit.; (5) Lenin, X Conferenza del PCR (B) di tutta la Russia: Discorso di chiusura della conferenza (28 maggio 1921), in Opere, cit., vol 32, p. 414] [V.I. Lenin – Materiali Bibliografici] [LBM*]