“Nel 1892 appariva, anche in tedesco, sulla ‘Neue Zeit’, ‘la prefazione’ di Engels all’edizione inglese dell’opuscolo ‘Evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza’ (nel 1885 era apparso il ‘Feuerbach’). Ma nel 1895 Engels moriva, e fu, come scrisse [Antonio] Labriola [nella lettera a Kautsky del 7 aprile 1899], una grande sciagura per il marxismo tedesco. Nel 1891, sempre sulla ‘Neue Zeit’, appariva uno dei primi articoli esclusivamente filosofici di Plechanov, quello per il sessantesimo della morte di Hegel, e nel 1896 uscivano per  la prima volta in tedesco, sempre di Plechanov, i ‘Beiträge zur Geschichte des Materialismus’. Ma di Plechanov si conoscono anche i limiti, il timbro spinoziano e feuerbachiano del suo materialismo, la scarsa elaborazione della dialetticità propria del marxismo, il semplicismo con cui spesso riconduce l’ideologia ai fondamenti materiali. Nel 1893 usciva anche, in appendice alla ‘Lessing-legende’, l”Ueber den historischen Materialismus’ di Mehring, ma neppure Mehring, sembra, andò in ultima analisi molto oltre la difesa del materialismo storico contro il materialismo naturalistico e contro l’idealismo; non seppe comprendere appieno i problemi di ordine filosofico cui il marxismo si trovava di fronte. C’era in Italia un grande marxista, Antonio Labriola, che molto aveva inteso dei problemi che abbiamo indicato, rappresentante di un marxismo aristocratico, come egli diceva, nel quale erano consapevolmente assorbiti importanti valori della cultura moderna; ma anche la traduzione francese dei suoi ‘Saggi’ non lo tolse dalla solitudine, non rimediò all’incomprensione e ai fraintendimenti che del suo marxismo si facevano. E si sa quanto poco e con quali difficoltà furono conosciuti nella stessa Russia i due grandi scritti che Lenin redasse nel 1894, ‘Che cosa sono gli amici del popolo’ e ‘Il contenuto economico del populismo’. Al «cauto e ponderato» (42) Kautsky, che disponeva del più potente e diffuso strumento culturale della socialdemocrazia, Labriola inviava invano i suoi ‘Saggi’ (43); e il russo Plechanov gli doveva insegnare che se i lettori della ‘Neue Zeit’ «non si interessano di filosofia», «bisogna ‘costringerli’ a interessarsene» (44). Kautsky – e la sua posizione è tipica del marxismo ortodosso – si mantenne in un atteggiamento di difesa delle concezioni strettamente economiche e storiche di Marx e di indifferenza per le questioni filosofiche. Insomma l’evoluzione che dopo il 1890 si delineò all’interno dei settori ortodossi e radicali della socialdemocrazia tedesca, la scuola marxista che si formò, non fu in grado di contrapporsi validamente alla discussione sul marxismo, di uscire da una posizione di resistenza, di attaccare, di dominare i temi nuovi che erano emersi e dare forza e struttura egemonica la marxismo” [Aldo Zanardo, ‘Aspetti del socialismo neokantiano in Germania negli anni della crisi del marxismo’, Estratto da ‘Annali Feltrinelli’, anno terzo, 1960] [(42) Così lo definisce Labriola nell’opera più volte citata, p. 18 (‘Discorrendo di socialismo e di filosofia’, Bari, 1947, ndr]; (43) Cfr. la lettera a Kautsky del 27 maggio 1899; (44) Cfr. la lettera a Plechanov a Kautsky del 24 dicembre 1898 in ‘Literaturnoje nasledije G.V. Plechanova’, Leningrad, 1938, vol. V, p. 283] [Lenin-Bibliographical-Materials] [LBM*]