• Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni

“Il punto sul quale vorrei più discutere con te sarebbe il capoverso tre: Buonarroti e la storiografia liberale e sansimoniana della rivoluzione. Credo che hai perfettamente ragione di dire che la storiografia liberale fu “senza risonanza sullo spirito di Buonarroti”. Ma forse personalmente terrei più duro su questo giudizio di quanto non faccia tu stesso. Se il significato delle lotte di classe può essere stato in parte almeno svelato a Marx da Guizot e Thierry, le idee di classe di Buonarroti sono anche quelle settecentesche e rivoluzionarie e mi pare che ben poco si leghino a quelle di questi storici. L’errore, se errore c’è, deriva mi pare dal fatto di voler cercare chi ha scoperto la lotta di classe, o chi ha introdotto questo concetto nella storiografia o nella politica. Ma questo è un pregiudizio liberale, direi. In realtà il problema è un altro: come e in che modo furono concepite le classi nel ‘500, nel ‘700, nell”800. Scoperta non ci poteva essere. Quello che c’è di nuovo è il significato del tutto diverso che si dà all’idea di classe in un momento o nell’altro. Marx se ne accorse ed Engels con lui, quando tanto ammiravano Machiavelli e dicevano che non era neppure necessario tradurre in termini marxisti le sue “Storie fiorentine” per renderle “vere”. E mi pare che le idee sulle classi di Buonarroti nascan tutte dalle polemiche sul lusso, dalle idee dei fisocrati, da Rousseau e che insomma la tradizione settecentesca basti completamente a spiegarle. Ma mi potrai facilmente accusare di filosofismo storico, visto che mi fido a ricordi ed impressioni, e che non ho qui il testo. Quanto a Marx, sei proprio sicuro che la sua sia tutta storiografia di partito? (2). Se non scrisse  una storia delle origini dello stato moderno, scrisse però il “Capitale”, che è pure anche una storia. Ma questo sarebbe un lungo discorso, e lo faremo un giorno o l’altro. Lo stimolo suo, o almeno di certe pagine sue, non fu soltanto esercitato su Jaurès ed altri storici francesi: varrà la pena un giorno di capire chiaramente che cosa egli ha veramente dato alla storiografia inglese e tedesca” [Franco Venturi a Alessando Galante Garrone, Mosca 21.11.1947] [(in) Galante Garrone Alessandro – Venturi Franco, con un saggio e a cura di Manuela Albertone, ‘Vivere eguali. Dialoghi inediti intorno a Filippo Buonarroti’, 2009] [(2) Galante Garrone aveva scritto nell’articolo su ‘Belfagor’: “i giudizi storici del Marx e dello Engels sono stati sopravalutati; che lo stesso Marx, nonostante certe momentanee velleità, non ebbe mai né la preparazione né l’abito mentale né un serio continuato proposito di scrivere la storia della convenzione o della rivoluzione francese. Il suo atteggiamento di fronte a questa non era molto dissimile, nonostante la distanza nel tempo, da quello del Babeuf: anch’egli si sentiva, in fondo, più ‘révolutionnaire’ che ‘historien'” (Alessando Galante Garrone, ‘Filippo Buonarroti e l’apologia del Terrore’, cit., p. 546)]