“L’ultimo opuscolo turatiano posseduto da Pellizza risale al 1893, ‘Rivolta e rivoluzione’, un altro scritto estratto dalla “Critica sociale”, faceva propria la distinzione lombrosiana fra la fisiologicità della seconda e il carattere patologico della prima. Riducendo il tasso di violenza necessario ad instaurare il mondo nuovo, che germogliava spontaneamente dal vecchio, Turati tentava la sintesi fra evoluzionismo e riconoscimento della necessità della rottura. A questi temi va ricondotta anche la presenza sullo scaffale pellizziano dell’opuscolo di Plechanov, ‘La tattica rivoluzionaria’ (1). Vi si delineavano le forme di un'”azione rivoluzionaria” che non potesse essere confusa con la rivolta o la violenza propugnate dagli anarchici. Nei “paesi civili”, la forza del proletariato risiedeva infatti nella capacità di ottenere “riforme per vie pacifiche e legali”: alla radice della forza stava dunque lo “sviluppo della coscienza di classe dei proletari”, il “mezzo rivoluzionario dei moderni socialisti”. Turati non è il solo dirigente socialista italiano ad entrare nella libreria di Pellizza. Al già citato Prampolini, si devono aggiungere almeno il vecchio internazionalista ed operaista Osvaldo Gnocchi Viani e Leonida Bissolati. Allo stesso modo accanto all’opuscolo del russo Plechanov, si devono menzionare gli estratti dalla “Critica sociale” del belga Emile Vandervelde e del praghese Karl Kautsky, su temi cruciali quali la libertà nel socialismo e la decadenza della società capitalistica. Se queste letture testimoniano una sete di approfondimento del discorso socialista e la capacità di individuare i propri maestri, quel che è ancor più notevole è senza dubbio il confronto diretto non solo con i teorici e propagandisti dell’età della Seconda Internazionale, ma con gli stessi Marx ed Engels. Pellizza si dotò delle prime traduzioni, curate da Pasquale Martignetti nei primi anni Novanta, di ‘Socialismo utopistico e socialismo scientifico’ di Engels e di ‘Capitale e salario’ di Marx (2). Sono due testi fondamentali nella diffusione del pensiero marx-engelsiano. Richiesto espressamente a Morbelli, il testo di Engels venne letto nel novembre del 1895. Si tratta in realtà di una parte del più voluminoso ‘Antidühring’, il testo del 1878 su cui “si formarono i più autorevoli esponenti della Seconda Internazionale”. Edito in opuscolo nel 1882, l’estratto svolse un ruolo analogo, ma a più ampio raggio, oltre la cerchia delle dirigenze socialiste europee, per essere letto da militanti e simpatizzanti: al punto che è stato considerato “dopo il ‘Manifesto’ la più popolare introduzione al marxismo” (3). Anche in Italia fu il “tramite principale” del rilancio dell’idea del “socialismo scientifico”.” [Michele Nani, ‘”Dalle viscere del popolo”. Pellizza, il “Quarto Stato” e il socialismo’] [(in) Michele Nani, Liliana Ellena, Marco Scavino, ‘Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo tra cultura e politica. Un’immagine e la sua fortuna’, introduzione di Aurora Scotti, stampa 2002] [(1) Giorgio Plechanov, ‘La tattica rivoluzionaria (Forza e violenza)’, ‘Lotta di classe’, Milano, 1894, riprodotto in ‘Educazione e propaganda’, cit. (…); (2) Federico Engels, ‘Socialismo utopistico e socialismo scientifico’, Fantuzzi, Milano, 1892; Carlo Marx, ‘Capitale e salario’, colla biografia dell’autore e con una introduzione di F. Engels, “Critica sociale”, Milano, 1893 (…); (3) Gareth Stedman Jones, ‘Ritratto di Engels’, in ‘Storia del marxismo, I. Il marxismo ai tempi di Marx, Einaudi, 1978, p. 320 (…)]