“Si è già visto come De Leon, al pari del resto di altri scrittori socialisti, definisse la repubblica socialista come un ‘Cooperative Commonwealth’, termine desunto dal titolo di un’opera celeberrima del pensatore utopista Laurence Gronlund; se esaminiamo quale fosse la sua visione del materialismo storico, ci accorgiamo che essa non si discosta molto dai concetti generali accettati dagli esponenti della II Internazionale. De Leon tradusse in inglese ‘L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza’ di Engels il ‘Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte’ di Marx e la sua immagine della ‘Weltanschauung’ socialista rimane legata alle tematiche canonizzate dall”Antidühring’. Caratteristico è l’uso da parte del teorico americano di un certo modello naturalistico nel discorso sociologico, anche se egli evita consapevolmente quelle forme di “darwinismo sociale” in cui cadono molti socialisti americani dell’epoca: “Le leggi che regolano la sociologia corrono su linee parallele e sono l’esatta controparte di quelle che la scienza naturale ha stabilito in biologia e in primo luogo la figura centrale nel campo della sociologia è quella che corrisponde alla specie nel campo della biologia e la rappresenta. In sociologia le classi economiche prendono il posto della specie in biologia” (1). In questo ambito De Leon si inserisce con compiti di mediazione nella disputa ideologica se il socialismo debba essere evolutivo o rivoluzionario, se esso debba procedere in modo lento e graduale oppure per salti. In questa concezione De Leon risente alquanto dell’ottimismo deterministico dell’epoca, in quanto ritiene che il processo evolutivo sia irreversibile e destinato dalla sua dinamica interna a provocare delle “crisi rivoluzionarie” (2). In secondo luogo è da notare la grande ammirazione di De Leon per l’antropologo Lewis Morgan, ammirazione che lo spinge a parlare con entusiasmo “della splendida teoria di Morgan-Marx sulla concezione materialistica della storia” (3). In base alla sua lettura di ‘Ancient Society’ De Leon si inoltra talora in lunghe dissertazioni sull'”origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato”, descrivendo il sorgere della divisione in classi nelle civiltà primitive, privilegia il discorso sullo strumento primitivo. Alcune pagine di De Leon ricordano in parte le asserzioni (e i fraintendimenti) di Achille Loria sulla funzione dello strumento tecnico (…)” [Cristiano Camporesi, Marxismo e sindacalismo in Daniel De Leon, (in) ‘Annali’ , anno Quindicesimo, 1973, Feltrinelli, 1974] [(1) Daniel De Leon ‘Reform or Revolution’, cit., p. 10; (2) Daniel De Leon, ‘Marxism Science and the Colleges’, New York, 1932, pp. 26-27; (3) Daniel De Leon, ‘The Ballot of the Class Struggle’, New York, 1935, p. 12. Sui limiti di De Leon come teorico sono disponibili anche le osservazioni critiche di Paul Buhle, ‘Intellectuals in the Debsian Socialist Party’, in ‘Radical America’, a. IV, 1970, n. 3, p. 36; ‘Debsian Socialism and the New Immigrant Worker’, dattiloscritto]
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- Articolo pubblicato:11 Settembre 2014