“Nel gennaio 1859, Marx pubblicava a Londra ‘Per la critica dell’economia politica’. Lo scritto era preceduto da una breve ‘Prefazione’ in cui Marx, dopo aver esposto il piano dell’opera, accennando al corso degli studi politico-economici attraverso i quali era giunto alla formulazione della concezione materialistica della storia, sosteneva che “a grandi linee il modo di produzione asiatico, antico, feudale e borghese moderno possono essere designati come epoche che marcano il progresso della formazione economica della società”. La nozione di modo di produzione asiatico, introdotta nella ‘Prefazione’ di ‘Per la critica dell’economia politica’ e sviluppata poi particolarmente in quella parte dei ‘Grundrisse’ che vanno sotto il nome di ‘Forme economiche precapitalistiche’ contrasta, almeno all’apparenza, con la teoria delle formazioni sociali quale venne formulata da Engels in ‘L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato’. L’opera engelsiana, scritta nel 1884, tentava infatti (servendosi anche delle 98 pagine di appunti di Marx tratti dall’opera dell’etnologo americano Lewis H. Morgan, ‘Ancien Society’) di stabilire le fasi dello sviluppo “tipico” dell’umanità, dallo stato selvaggio attraverso la barbarie, sino alla civiltà. Nell’elencazione di tali “stadi di sviluppo dell’umanità” non veniva però citato il modo di produzione asiatico. Queste circostanze accesero il dibattito tra i marxisti della II Internazionale e, prima di essere condannata nelle discussioni di Tiflis e di Leningrado del 1930 e ’31, la nozione di modo di produzione asiatico avrà già alimentato gli scontri tra Kautsky e Bernstein, Stalin e Trotsky, e sarà stata utilizzata in ricerche sulla Russia e sulla Cina da studiosi come Plechanov, Varga, Madiar. Dal 1931, con il prevalere della tendenza “unilinearista”, le tesi di Marx sulle società orientali furono trascurate e, per circa due decenni, la nozione di modo di produzione asiatico sarà del tutto abbandonata: scomparirà persino dai manuali degli storici sovietici e cinesi. Recentemente la destalinizzazione, la controversia cino-sovietica ed il riaccendersi delle lotte di liberazione dei popoli dell’Asia, dell’Africa e dell’America, hanno favorito la ripresa di interesse per il problema del modo di produzione asiatico e per le sue implicazioni politiche. Nello stesso tempo la pubblicazione a Mosca, nel 1939-41 dei ‘Grundrisse’ e la successiva traduzione tedesca del 1953, lo sviluppo degli studi strutturali e antropologici, le nuove scoperte archeologiche ed etnologiche hanno arricchito di nuovi, importanti elementi il dibattito, permettendo notevoli progressi nell’analisi delle società precapitalistiche” [Elio Riccardand, Sul modo di produzione asiatico, a cura di Danilo Giori, (Recensioni)] [(in) ‘Storia contemponanea, n° 2, 1974]