“La sua [Mehring, ndr] assimilazione del marxismo, come concezione del mondo e come metodo per la indagine e per la interpretazione della storia, perveniva nel 1893, al termine della pubblicazione della ‘Lessing-Legende’, ad una formulazione teorica nella quale il marxismo delle elaborazioni caratteristiche del periodo della Seconda Internazionale si colorava sensibilmente attraverso la polemica contro la scuola storica del romanticismo economico e contro il “comunismo feudale” (10). Ma soprattutto, in questi anni, egli era pervenuto alla convinzione, fatta consapevolezza generale orientatrice di tutto il suo mondo ideale e morale, che, per esprimerci con parole che egli scriverà di lì a qualche anno, “la classe operaia tedesca si era portata al centro della corrente dello sviluppo storico, da cui nessuna potenza al mondo poteva più allontanarla. Il suo destino diventò il destino della nazione, che da quando esiste una storia tedesca non è mai stato affidato a mani più forti e più fidate” (11). Il lavoro per la preparazione e per la elaborazione di quest’opera, alla quale Mehring si dedicò con grande impegno destinandovi tutto il tempo che gli restava disponibile dalla sua attività di collaboratore fisso della “Neue Zeit” e di dirigente l’attività teatrale e artistica della ‘Volksbühne’ di Berlino, portò via più di cinque anni e conobbe arresti e ritardi per più sconosciuti ad un lavoratore della tempra e dell’energia del Mehring, del quale veramente si potrebbe ripetere una sua espressione preferita e da lui più volte adoperata a proposito di altri, e cioè che possedeva “una forza di lavoro e una gioia del lavoro, quali sono riservati soltanto agli eletti fra i mortali” (12). Né fu soltanto la ricerca della documentazione alla base di questo ritardo. Le raccolte di giornali e il materiale documentario fino a quel momento disperso in varie località che si veniva raccogliendo a Berlino nella biblioteca e nell’archivio del partito furono fino dall’inizio a sua disposizione; i veterani del movimento gli furono larghissimi di memorie e di testimonianze nonché dei documenti che personalmente conservavano. Di un possibile accesso agli archivi statali non si parlò mai, e perché sarebbe stato addirittura impensabile che uno storico socialdemocratico potesse consultarvi documenti di data relativamente recente, o addirittura accedervi, quando la prassi che vigeva negli archivi prussiani era ispirata alla massima arbitrarietà anche per studiosi di orientamento conservatore (13), e perché il Mehring riteneva i documenti provenienti dagli archivi statali  tutt’altro che indispensabili per la storia di un movimento rivoluzionario (14). La difficoltà stava in altro, e cioè nel riprendere e nel ripercorrere ora, in una mutata prospettiva e da un nuovo punto di vista, un tema col quale Mehring si era confrontato si può dire quasi ininterrottamente nel corso di un ventennio, di considerare ora nella misura e sotto la prospettiva della storia un argomento che egli non aveva, è vero, mai cessato di considerare e di indagare, ma sempre per scriverne nell’urgenza della battaglia e della polemica quotidiana. Di qui la necessità di riprendere in esame anche ciò che sembrava già conosciuto e acquisito per tornare a considerare uomini, avvenimenti e problemi da ogni punto di vista, nei nessi delle concatenazioni e dei confronti, con un lavoro critico instancabile, potremmo dire, di fronte alle proprie non meno che di fronte alle altrui leggende (15). Il primo volume, che avrebbe dovuto essere pronto pei primi mesi del 1895, fu finito soltanto un anno dopo, all’inizio del 1896, e pubblicato all’inizio del 1897. Il secondo vide la luce nel 1898. Grandi furono gli elogi dell’editore Dietz (16) e in quel momento anche di Kautsky (17). Immediato il successo negli ambienti del partito socialdemocratico, nonostante la violenta campagna di stampa che fu montata in quella circostanza per ricordare che l’autore di quell’opera aveva scritto negli anni ’70 libelli di ben diverso tenore sulla storia della socialdemocrazia tedesca (18)” [Ernesto Ragionieri, Prefazione] [(in) Franz Mehring, Storia della socialdemocrazia tedesca. Volume 1, 1968] [(10) Si veda particolarmente Franz Mehring, Über den historischen Materialismus, cit., p. 29 e sgg.; (11) Cfr. F. Mehring, Storia della Germania moderna, cit., p. 284; (12) Mehring si espresse in questi stessi termini tanto nell’articolo scritto in morte di Karl Marx quanto nel necrologio di Leopold von Ranke. cfr. Thoma Höhle, op.cit., pp. 403 e 470; (13) Sull’amministrazione degli archivi prussiani durante l’età guglielmina molti particolari interessanti nel volume di memorie giovanili del Meinecke (Friedrich Meinecke Erlebtes 1862-1901, Leipzig, 1941, pp. 137-149); (14) Circa l’importanza attribuita da Mehring ai documenti di archivio si veda l’articolo ‘Über die falsche und wahre Geschichtsschreibung’, cit., ed anche Franz Mehring, ‘Gesammelte Schriften’, Bd III, pp. 55-59; (15) Significativa è in proposito la lettera inviata da Mehring a Bernstein a proposito dell’andamento del suo lavoro: “Ich denke mit Grauen daran, wie ich fertig werden soll. Wenn man sich zwanzig Jahre lang fast jeden Tag mit der Sache beschäftigt hat, glaubt man sich zu beherrschen, aber es fehlt an allen Ecken und Enden, und ich habe noch nie ein so hoffnungsloses Tief in einer Arbeit besessen, wie in dieser” (Internationaal Instituut voor sociale Geschiedenis, Amsterdam, Bernstein Nachlass, D 454); (16) Si vedano le lettere di Heinrich Dietz a Franz Mehring negli anni 1896-1897 conservate all’Istituto del marxismo-leninismo presso il CC del PCUS, Fonds Mehring; (17) Kautsky, dopo aver letto le prime parti, ne scriveva entusiasticamente a Mehring il 18 maggio 1897 definendo l’opera “una impresa grandiosa” (“eine grossartige Leistung”) e riconoscendo che nei primi capitoli si presentavano le maggiori difficoltà di tutto il lavoro (“der Anfang war hier das schwerste”) (Istituto del marxismo-leninismo presso il CC del PCUS, Fonds Mehring); (18) Si veda, ad esempio di questa campagna, la recensione di Georg Adler comparsa sulla “Zeitschrift für Sozialwissenschaft”, 1898, pp. 361-368 e 722-730, poi ripresa, ampliata ed accolta in un volumetto indipendente (Georg Adler, Franz Mehring als Historiker, Kiel und Leipzig, 1903) in occasione della seconda edizione della ‘Geschichte der deutschen Sozialdemokratie’ e degli attacchi dei revisionisti a Mehring durante il congresso di Dresda della SPD. Mehring vi veniva accusato di avere sostituito una nuova tendenziosità marxista alla antica tendenziosità nazional-liberale e insieme di volgere in parodia la concezione marxistica della storia ecc.]