“Engels vuole dimostrare che “anche il popolo tedesco ha la sua traduzione rivoluzionaria” e porre in evidenza che le vittorie di Cromwell e di Robespierre sono pareggiate dalla gloriosa disfatta di Tommaso Müntzer, capo dei contadini insorti nel 1525 e alleati già allora dei borghesi delle città, che tuttavia anche allora primi rincularono e tradirono, lasciando che le milizie dei signori feudali massacrassero i ribelli. Non si tratta, come sembrò a qualche vuoto polemista, di orgoglio nazionale, ma appunto di riprova di una tesi di valore rivoluzionario internazionale. Il parallelo tra le due rivoluzioni antifeudali del 1525 e del 1848 è di una portata suggestiva. Come gli enciclopedisti precedono la Bastiglia e la Convenzione, così la rivolta dei contadini oppressi dai baroni ha per suo segnale l’eresia religiosa e la riforma, Hüss e Lutero. La scuola marxista sa riscrivere la storia di tali conflitti come guerra tra le classi, molto più che come contrasto su questo o su quel dogma, sul teismo e l’ateismo. E a queste lotte Engels collega quelle degli Albigesi in Francia, degli scismi in Boemia e Polonia, di Arnaldo da Brescia in Italia, tutti in sostanza primi conati della nascente borghesia per strappare il potere all’aristocrazia feudale sorretta dalla chiesa di Roma” [(Amadeo Bordiga), Lezioni delle controrivoluzioni, 1981]