“Scrive Marx a Kugelmann: “Se soccomberanno la colpa sarà della loro bonarietà” e a Liebknecht “se i parigini sono sconfitti, sembra che sia per colpa loro, ma è una colpa che in realtà deriva da eccessiva onestà. Il Comitato Centrale e poi la Comune hanno lasciato a quel nefasto aborto di Thiers il tempo di concentrare le forze nemiche, 1) perché ha fatto la pazzia di non voler scatenare la guerra civile, come se lo stesso Thiers non l’avesse scatenata con il tentativo di disarmare a forza Parigi…2) per non aver l’aria di usurpare il potere, hanno perduto tempo prezioso ad eleggere la Comune, la cui organizzazione ecc. ha preso ancora tempo, mentre bisognava impiegarlo per marciare su Versailles subito dopo la disfatta della reazione a Parigi”. (…) Dopo il 18 marzo, perfino i ‘sergents de ville’, invece di essere disarmati e imprigionati, poterono mettersi in salvo a Versailles. Gli uomini d’ordine non furono neanche molestati, anzi ebbero la possibilità di riunirsi e occupare qualche forte posizione all’interno di Parigi. Le prigioni, invece di chiudersi questa volta con dentro gli oppressori del popolo, si spalancarono e a tutti fu concessa la libertà. Questa indulgenza e generosità degli operai armati fu capita come un segno di debolezza, e il 22 marzo una turba di bellimbusti reazionari cercò, con la scusa di una dimostrazione pacifica, di fare quello che a Thiers con i suoi cannoni non era riuscito. Quando la guardia nazionale si parò loro innanzi, sparando una sola salva, li mise in fuga. E ancora una volta gli operai furono generosi: ebbero pietà e la maggior parte neanche mirò giusto, ma sparò in aria. E poi? Non si prese nemmeno la briga di arrestarli, di perseguitarli o almeno di cacciarli fuori da Parigi. Solo verso la fine della Comune, quando i versagliesi fucilavano indiscriminatamente chiunque cadesse nelle loro mani, e sparavano a vista su vecchi donne e bambini, solo allora i parigini fucilarono i prigionieri e gli ostaggi: ma solo perché questo era il mezzo per intimorire Thiers e non farlo eccedere nelle stragi. “La vita degli ostaggi è stata sacrificata centinaia di volte nelle continue esecuzioni di prigionieri a cui i versagliesi si abbandonavano… Thiers è il vero assassino dell’arcivescovo Darboy” (Marx). Da parte sua Thiers, quando capì che il decreto della Comune del 7 aprile che ordinava rappresaglie non era che una vuota minaccia, e che, dopo i primi giorni, esso non veniva più applicato, allora non esitò a riprendere la fucilazione in massa dei prigionieri. Un errore ben più grave fu quello di non aver voluto impadronirsi delle riserve auree e monetarie della banca di Francia. “Il governo fuggendo a Versailles, aveva lasciato le casse vuote, narra la Michel. “Gli ammalati negli ospedali, il servizio di ambulanza e funerario erano senza risorse; gli uffici in disordine. Varlin e Jourde ottennerro 4 milioni dalla Banca, ma le chiavi erano a Versailles, e non vollero forzare le casseforti; chiesero allora a Rothschild un credito di un milione che fu versato alla Banca”. Cosa spinse Rothschild a concedere tale finanziamento? Probabilmente questa decisione fu influenzata in maniera determinante dalla pressione esercitata dalla borghesia francese cui premeva innanzi tutto che le riserve della Banca non fossero lese. La semplice concessione del prestito da parte del Rothschild avrebbe consentito ai comunardi di continuare la resistenza senza ricorrere alle riserve della Banca, sino a quando non fossero state a disposizione le forze militari sufficienti a batterli definitivamente. Non è da escludere che Bismarck, così come aveva aiutato Thiers restituendo i prigionieri di Metz e Sedan allo scopo di ricostituire l’esercito per combattere contro Parigi, facesse pressione su Rothschild perché concedesse il prestito in nome della solidarietà borghese. Eppure l’impadronirsi delle riserve della Banca avrebbe potuto aiutare molto nella lotta contro la borghesia: solo in questo caso essa avrebbe premuto su Versailles perché si concludesse la pace o, almeno si trattassero meno duramente i comunardi. In definitiva il controllo della Banca di Francia avrebbe loro dato una forza di contrattazione ben più grande di quella che poteva dare la sola forza militare. Avrebbe anche significato avere i mezzi finanziari per alimentare la rivoluzione non solo a Parigi, ma anche nel resto della Francia. Siffatto errore si può spiegare solo per il perdurare di certi pregiudizi borghesi in alcuni settori dello schieramento rivoluzionario, come i giacobini e i blanquisti che da poco tempo avevano radicalizzato le proprie posizioni, e anche per il fatto che i comunardi peccarono di ingenuità politica, data la loro inesperienza, essendo i protagonisti del primo tentativo rivoluzionario del proletariato. Comunque, come già detto da Marx, un errore fondamentale fu quello di perdere tempo nell’eleggere legalmente la Comune, invece di marciare subito su Versailles. Ciò avrebbe permesso di far retrocedere almeno il fronte della battaglia in modo da creare uno spazio vitale intorno a Parigi, necessario non solo per il vettovagliamento, ma indispensabile perché così sarebbero state possibili le comunicazioni con il resto della Francia” [Franco Coniglione, Parigi 1871: la Comune libertaria, 1971]