“Il lavoro di Engels, scritto nel 1850, sulla guerra dei contadini in Germania, ha maggiori relazioni con una situazione storica paragonabile a quella della Russia zarista del novecento, essendo, come l’autore dice, scritto sotto la impressione della controrivoluzione, ossia del tentativo fallito di rivoluzione in permanenza, di una salita al potere della borghesia capitalista tedesca e di una successiva lotta del proletariato per il potere. Nel domandarsi i motivi della neghittosità rivoluzionaria della borghesia in Germania, della assenza storica di una vera rivoluzione nazionale, Engels ricorda che una grande lotta antifeudale vi fu, con la rivolta dei contadini di Tommaso Münzer nel 1525 che la storia corrente tratta come una guerra di religione, non avendone ravvisata la base sociale. La rivoluzione contadina contro i poteri feudali venne schiacciata soprattutto non avendo trovato un appoggio effettivo nella borghesia delle città e la Germania fu condannata a quel particolarismo di staterelli e piccoli principati, contro il quale specialmente Engels si scaglia nelle sue vigorose apostrofi e nel suo deciso schieramento per la formazione, sia pure tardiva ed in pieno ottocento, di uno Stato unitario centrale: altra volta spiegammo con larghezza come in tal senso sia giusto vedere in lui un precursore dell”Anschluss’, riuscita solo in pieno novecento e rimandata indietro oggi da una convergente aspirazione di tutti i poteri controrivoluzionari mondiali (1). Ricordammo pure la conclusione di Engels: chi approfittò della rivoluzione del 1525, tra le forze in lotta: contadini servi, signori feudali, principi dei piccoli staterelli? I contadini furono battuti e ribadite le catene del servaggio feudale. Ma i nobili di campagna perdettero molta della loro ricchezza ed autonomia a favore del piccolo principato: fu comunque un colpo allo sparpagliamento feudale. Dunque approfittarono i ‘piccoli principi’. E chi nel 1848, quando operai, contadini e borghesi delle città a loro volta furono battuti? I ‘grandi principi’, Engels rispose. Ma dietro i piccoli principi stavano allora, nelle loro modeste capitali, i piccoli borghesi; dietro i grandi principi del 1848 a Berlino, a Vienna, a Monaco, stavano ormai i grandi borghesi e dietro questi i proletari. Anche la controrivoluzione è in questo senso unitario un passo storico innanzi: si ricorderà anche la valutazione di Sadowa: fu bene che Vienna fosse stata sottomessa da Berlino; come sarebbe stato bene che Berlino fosse stata sottomessa da Vienna. E fu bene Sedan e la formazione dell’impero, perché altro passo avanti verso la centralizzazione tedesca, attuata da Bismarck con ben trecentocinquanta anni di ritardo su Münzer! Una grande questione storica si chiude così e si apre quella dell’internazionale rossa in Europa, della dittatura del proletariato senza nazione” [Amadeo Bordiga, Mai la merce sfamerà l’uomo. La questione agraria e la teoria della rendita fondiaria secondo Marx, 2009] [(1) Nel “filo del tempo” intitolato ‘Guerra e rivoluzione’ apparso nel n. 10/1950 de “Il programma comunista” e riprodotto in “Quaderni del programma comunista”, n. 3, giugno 1978, pp. 18-20]