“In una o due occasioni Lenin ha utilizzato una frase che, a prima vista, ha imbarazzato alcuni lettori. In essa si diceva che la trasformazione del regime della concorrenza in quello dei monopoli rappresenta “un immenso progresso nella socializzazione della produzione”; ed ha anche aggiunto che “in particolare, si socializza il processo dei miglioramenti e delle invenzioni tecniche”. Ed ancora nella pagina seguente egli scrive: “Il capitalismo nel suo stadio imperialista, conduce nettamente alla più universale socializzazione della produzione: esso, per così dire, trascina i capitalisti, senza che essi lo vogliano o ne abbiano coscienza, in un nuovo ordinamento sociale, che forma transizione dalla completa libertà di concorrenza alla completa socializzazione”. Qui, naturalmente, Lenin parlando di “socializzazione” intende il ‘carattere sociale’ delle forze produttive, in senso uguale a quello dato da Engels quando parlava dello stesso fenomeno come essendo sempre in maggiore contraddizione con “la appropriazione privata” dei mezzi di produzione. Come Lenin aggiunge, “rimane intatto il quadro generale della libera concorrenza formalmente riconosciuta, ma la oppressione dei pochi monopoli sul rimanente della popolazione viene resa cento volte peggiore, più sensibile, più insopportabile”. Nello stesso tempo, un anno prima degli eventi rivoluzionari in Russia, egli con forza di previsione avanza ancora su questa via, per porre l’accento sul fatto che “il vecchio capitalismo ha fatto il suo tempo. Il nuovo capitalismo costituisce una transizione verso qualcosa d’altro. Il riferimento appena citato relativo al progresso tecnico, certamente non suggerisce l’interpretazione per cui in fase monopolistica il progresso tecnico sarà bloccato, come alcuni hanno supposto (un’interpretazione che, se fosse vera, sembrerebbe in conflitto con l’avanzamento tecnico degli ultimi decenni). Non vi sono dubbi che Lenin pensava che il monopolio ‘per sé’ (così nel testo) comportava una tendenza a ritardare l’innovazione (e non era, naturalmente, il solo a pensare così); poiché il profitto monopolistico prospera sulla restrizione piuttosto che sulla espansione e sul mantenimento dei prezzi piuttosto che sulla riduzione del costo, Lenin dice che “vengono paralizzati i moventi del progresso tecnico e, quindi di ogni altro progresso (…); sorge inoltre la possibilità ‘economica’ di fermare artificiosamente il progresso tecnico”. Ma nello stesso tempo vi erano altre tendenze, oltre a questa; e lo stesso riferimento alla socializzazione del “processo di invenzione tecnica” dimostra che la produttività della ricerca e i tempi dell’innovazione possono essere accelerati, siano o no applicati in pratica. Questo si riferisce particolarmente all’invenzione di processi e prodotti completamente nuovi – settori in cui si sono avute le tecniche avanzate più importanti degli ultimi due o tre decenni. Ad ogni modo Lenin è stato cauto nel qualificare il suo riferimento a “stasi e putrefazione” con la dichiarazione: “Certo, la possibilità di abbassare il costo di produzione e di accrescere i profitti introducendo nuovi miglioramenti tecnici, milita a favore delle innovazioni”. Più tardi egli ha detto: “Sarebbe erroneo credere che tale tendenza alla putrescenza escluda il rapido incremento del capitalismo (…). In complesso il capitalismo cresce assai più rapidamente di prima”” [Maurice Dobb, Lenin e l’imperialismo, ‘Politica ed economia’, n° 2 1970] [V.I. Lenin – Materiali Bibliografici] [LBM*]