“Lenin si richiama ancora ad Engels per chiarire quale sia anche il significato marxistico del concetto hegeliano che “la libertà è il riconoscimento della necessità”, e cioè solo la conoscenza delle leggi obiettive dell’ambiente che ci condiziona ci permette “di farle agire secondo un piano per un fine determinato, cioè di dominarle, di intervenire sulla natura qual’è, al di là di ogni velleitarismo utopistico che non tenga conto delle obiettive strutture che si offrono alla nostra azione. L’uomo pertanto può a sua volta condizionare l’ambiente da cui è condizionato, ma non illimitatamente, bensì coerentemente alle possibilità date in una determinata situazione, allo spazio d’azione obiettivo, ove meno preme la determinazione delle circostanze: “La necessità della natura è primordiale e la volontà e la coscienza dell’uomo sono secondarie””.  Quindi la ‘necessità cieca’ viene ridimensionata dialetticamente nella “necessità in sè”, cioè non conosciuta dall’uomo – ma non inconoscibile (ignoramus non ignorabimus), che l’attività gnoseo-pratica tende a tradurre in necessità per noi e quindi in prospettiva in elemento basilare di libertà. Anche qui, dice Lenin, “Engels applica in modo evidente…il metodo del “salto vitale” in filosofia, cioè fa un salto dalla teoria alla pratica” (‘Materialismo ed Empiriocriticismo’, pag. 176)” [Eleonora Fiorani Fernando Visentin, Il problema della natura nel materialismo dialettico leniniano. La continuità dottrinaria tra Marx, Engels, Lenin e il significato della sua contestazione da parte dei teorici della sinistra “ufficiale”, 1966] [V.I. Lenin – Materiali Bibliografici] [LBM*]