“La contraddizione, esposta in termini generali, consiste in questo: la produzione capitalistica racchiude un tendenza verso lo sviluppo assoluto delle forze produttive, indipendentemente dal valore e dal plusvalore in esso contenuto, indipendentemente anche dalle condizioni sociali nelle quali essa funziona; ma nello stesso tempo tale produzione ha come scopo la conservazione del valore-capitale esistente e la sua massima valorizzazione (vale a dire l’accrescimento accelerato di questo valore). Per la sua intrinseca natura essa tende a considerare il valore-capitale esistente come mezzo per la massima valorizzazione possibile di questo valore. Fra i metodi di cui si serve per ottenere questo scopo sono inclusi: la diminuzione del saggio del profitto, il deprezzamento del capitale esistente, lo sviluppo delle forze produttive del lavoro a spese delle forze produttive già prodotte. Il periodico deprezzamento del capitale esistente, che è un mezzo immanente del modo capitalistico di produzione per arrestare la diminuzione del saggio del profitto ed accelerare l’accumulazione del valore capitale mediante la formazione di nuovo capitale, turba le condizioni date in cui si compie il processo di circolazione e di riproduzione del capitale, e provoca di conseguenza degli arresti improvvisi e delle crisi del processo di produzione (…). La produzione capitalistica tende continuamente a superare questi limiti immanenti, ma riesce a superarli unicamente con dei mezzi che la pongono di fronte agli stessi limiti su scala nuova e più alta. Il ‘vero limite’ della produzione capitalistica è ‘il capitale stesso’, è questo: che il capitale e la sua autovalorizzazione appaiono come punto di partenza e punto di arrivo, come motivo e scopo della produzione; che la produzione è solo produzione per il ‘capitale’, e non al contrario: i mezzi di produzione non sono dei semplici mezzi per una continua estensione del processo di vita per la ‘società’ dei produttori” [Karl Marx, Il Capitale, libro 3°, Roma, 1952] [(in) ‘Crisi e recessioni economiche. Con i confronti antologici da K. Marx, J.A. Schumpeter, J.M. Keynes, D. Dillard, P.A. Samuelson, A.H. Hansen’, a cura di Maurice Flamant e Jeanne Singer-Kerel, a cura di Dionisia Cazzaniga Francesetti]