“In questo senso, la religione era l'”oppio del popolo”; offriva compensi per il mondo dell’aldilà, che rappresentavano una lusinga per quegli uomini, le cui condizioni in questo mondo non erano così miserevoli da spingerli alla disperazione, ed in complesso erano in continuo miglioramento. Il socialismo inglese degli anni intorno al 1890, il socialismo di Keir Hardie e di Robert Blatchford, ebbe le sue radici in queste condizioni. Hardie e Blatchford, – il secondo molto più violentemente del primo – spezzarono ogni legame con la religione organizzata. Ma il loro socialismo fu, nelle sue fondamenta, piuttosto etico che economico in senso marxista, e non fu mai rivoluzionario. Essi – come pure il generale Booth e l’altro Booth, Carlo, che fondò quella grande rassegna ‘London Life and Labour’ (1) – si erano resi conto, indipendentemente da ogni appello religioso o etico, della grande miseria che si nascondeva sotto la superficie del benessere vittoriano: e ne erano stati profondamente commossi. Blatchford e Keir Hardie furono condotti al socialismo meno dalla convinzione di un’effettiva superiorità economica dell’impresa pubblica, che dal desiderio – troppo acuto per essere respinto – di rimuovere questa miseria arrivando a scalzarne le cause, invece di limitarsi a cercare di alleviarla o di confortarla. Essi crearono il movimento socialista, il cui appello non era rivolto in modo particolare a quel settore relativamente benestante della classe lavoratrice perché cercasse di non farsi più sfruttare dal capitalismo, ma piuttosto era rivolto a ogni persona onesta, perché partecipasse al tentativo di bandire la povertà e la miseria materiale una volta per sempre. Non era nella natura di questo movimento assumere una forma rivoluzionaria. (…) Quel che Blatchford e Keir Hardie desideravano ardentemente era assicurare al maggior numero possibile di vittime del capitalismo una sorte più sopportabile – cioè sollevarli a un tenore di vita che si avvicinasse  a quello che i settori più agiati della classe lavoratrice avevano già raggiunto. Essi credevano che il loro scopo non avrebbe potuto esser conseguito se non per mezzo del socialismo; ed è per questo motivo che auspicavano l’avvento del socialismo. Se in seguito essi ricorsero a Marx per sostenere che il socialismo è una necessità storica, lo fecero allo scopo di rafforzare le loro argomentazioni originali, e non per sostituire loro una filosofia rivoluzionaria della guerra di classe” [G.D.H. Cole, Il socialismo fabiano. (Edizione clandestina), 1942] [(1) ‘La vita e il lavoro di Londra’]