“‘Germinal’ sta al rapporto tra borghesia e proletariato negli anni Ottanta dello scorso secolo come il ‘Voyage au bout de la nuit’ di Céline (ma anche ‘La Nausea’ di Sartre) sta a quello di mezzo secolo dopo e Beckett alla orrenda perfezione del capitalismo post-keynesiano. Si tratta ovviamente di paragoni assai rozzi ma possono servire a capire perché ‘Germinale’ è un modello. L’uomo-cosa di Zola era stato descritto nel I libro del ‘Capitale’ ed era già stato visto (i “neri sconosciuti” e gli “orribili lavoratori”) da Rimbaud; ma questo romanzo lo manifestò a livello dell’opinione generale. (…) Questo Zola sa benissimo che, nella realtà tutta una varietà di condizioni e di ideologie compone la società che egli si è proposto di rappresentare, tanto è vero che vorrebbe rappresentarla tutta; sa e approva l’immenso sforzo di organizzazione da cui stanno sorgendo i partiti socialdemocratici, auspica una prospettiva riformistica, non accetta, nel lume della sua ragione, quella d’una dittatura di classe; e anche quando – con una splendida intuizione critica su Balzac, pubblicata su “Le Rappel” il 13 maggio del 1870 e cioè ben diciott’anni prima della famosa lettera di Engels a Miss Harkness (ndr 1) – scrive che “nonostante le sue idee monarchiche e cattoliche… la sua opera [di Balzac] è come una grande strada seminata di rovine che conduce al popolo”, è chiaro che il “popolo” di cui parla è pur sempre quello che il 12 ‘germinale’ dell’Anno Terzo della Repubblica (1 aprile 1795) aveva invaso la Convenzione al grido di “Du pain et la Constitution de 93!”: episodio che gli suggerì il titolo del libro. E’ un popolo ancora sanculotto” [ F. Fortini, Introduzione, (in) Émile Zola, Germinale, 1983] [ndr (1) dalla lettera di Engels: “(…) et me refer to an example. Balzac, whom I consider a far greater master of realism than all the Zolas passés, présents et a venir [past, present and future], in – La Comédie humaine – gives us a most wonderfully realistic history of French ‘Society’, especially of le monde parisien [the Parisian social world], describing, chronicle-fashion, almost year by year from 1816 to 1848 the progressive inroads of the rising bourgeoisie upon the society of nobles, that reconstituted itself after 1815 and that set up again, as far as it could, the standard of la viellie politesse française [French refinement]. He describes how the last remnants of this, to him, model society gradually succumbed before the intrusion of the vulgar monied upstart, or were corrupted by him; how the grand dame whose conjugal infidelities were but a mode of asserting herself in perfect accordance with the way she had been disposed of in marriage, gave way to the bourgeoisie, who horned her husband for cash or cashmere; and around this central picture he groups a complete history of French Society from which, even in economic details (for instance the rearrangement of real and personal property after the Revolution) I have learned more than from all the professed historians, economists, and statisticians of the period together. Well, Balzac was politically a Legitimist; his great work is a constant elegy on the inevitable decay of good society, his sympathies are all with the class doomed to extinction. But for all that his satire is never keener, his irony never bitterer, than when he sets in motion the very men and women with whom he sympathizes most deeply – the nobles (…)” (April, 1888; Source: Selected Correspondence; First Published: Moscow: 1953; Transcribed: Dougal McNeill in 2000; f. Archive-Marx) (“Balzac ci offre, nella Comédie humaine, una prodigiosa storia realistica della “società” francese, descrivendo in una sorta di cronaca, quasi anno per anno, dal 1816 al 1848, l’irruzione della nascente borghesia nella società nobiliare che si era ricostituita dopo il 1815. E intorno a questo quadro centrale, raggruppa una storia completa della società francese, da cui, persino nei dettagli economici (per esempio il riordinamento dei beni mobili e immobili dopo la rivoluzione), ho imparato di più che da tutti gli storici dichiarati, gli economisti e statistici di quel periodo messi insieme”)]