“Reagendo alla protesta e alla sfida del movimento operaio, è la stessa Inghilterra liberale a regolamentare l’orario e le modalità del lavoro in fabbrica, cancellando o smussando gli aspetti più odiosi di quello che Marx ed Engels bollano come il “dispotismo” padronale. Ciò suscita le proteste di non pochi esponenti liberali e degli stessi capitalisti inglesi, i quali – osserva ‘Il capitale’ – “denunciavano gli ispettori di fabbrica come una specie di commissari della Convezione” giacobina (164). In modo analogo Bismarck fa professione di liberalismo e  tuona contro il “Regio Prussiano Giacobino di Corte”, che pretende di interferire nel rapporto tra padroni e servi e dunque di calpestare il principio dell’autogoverno della società civile, egemonizzata in questo caso dalla proprietà feudale e non invece dalla coalizione aristocratico-borghese, come nel caso dell’Inghilterra. Ed è proprio lo statista prussiano-tedesco a distinguere a tale proposito due tipi di liberalismo: il primo è caratterizzato dalla “ripugnanza contro il dominio della burocrazia” a partire dai “sentimenti liberali di ceto”, ampiamente diffusi fra gli ‘Junker’ e la nobiltà della Prussia pre-rivoluzionaria; il secondo, del tutto odioso agli occhi di Bismarck, è il “liberalismo renano-francese” ovvero il “liberalismo dei funzionari statali” (‘Geheimratsliberalismus’), incline a incisive riforme antifeudali dall’alto e al quale s’ispira una oppressiva e soffocante burocrazia statale, con la sua “tendenza (…) al livellamento e alla centralizzazione” e perfino all'”onnipotenza burocratica” (‘geheimrätliche Allgewalt’) (165). E’ interessante notare che una distinzione simile ricorre nel giovane Marx. La “Rheinische Zeitung”, da lui diretta, si definisce un “giornale liberale”, ma ci tiene a precisare che tale liberalismo non dev’esser in alcun modo confuso col “liberalismo volgare” (gewöhnlicher Liberalismus). Se quest’ultimo vede “ogni bene dalla parte dei corpi rappresentativi e ogni male dalla parte del governo”, la “Rheinische Zeitung”, invece, si caratterizza per il suo sforzo di analizzare i rapporti di dominio e di oppressione nella loro configurazione concreta, senza esitare, in determinate circostanze, a sottolineare “la generale saggezza del governo contro l’egoismo privato dei corpi rappresentativi” (spesso monopolizzati dai ceti feudali e da una grande borghesia gretta e miope); contrariamente al “liberalismo volgare”, lungi dal combattere “in modo unilaterale la burocrazia”, la “Rheinische Zeitung” non ha difficoltà a riconoscere i meriti della sua lotta contro la “tendenza romantica” o romantico-feudale (166)” [Domenico Losurdo, Controstoria del liberalismo, 2010] [(164) Marx, Engels (1955-89), vol. XXIII, p. 301; (165) Bismarck (1984), p. 37; Bismarck (1962), p. 354 (discorsi alla Camera dei deputati prussiana del 18 ottobre 1849 e del 14 febbraio 1851); (166) Marx, Engels (1955-89), vol I, p. 424]