“Nella sua polemica con Bernstein, che aveva affermato che la legge del valore lavoro non era che una semplice astrazione, Rosa Luxemburg replicò che “l’astrazione di Marx non è un’invenzione, ma una ‘scoperta’, che essa non esiste nella testa di Marx, ma nell’economia mercantile; che non ha un’esistenza immaginaria, ma un’esistenza sociale, reale, così reale da poter essere tagliata e battuta, pesata e monetata. Il lavoro astratto, umano, scoperto da Marx, non è sotto la sua forma sviluppata niente altro che il ‘Denaro’ (2). Rosa Luxemburg confermò così ciò che Marx aveva già affermato, cioè che la scienza non aveva fatto altro che ‘scoprire’ la natura reale del valore, mentre gli uomini, stabilendo nei loro scambi l’uguaglianza di valore dei loro prodotti, avevano già affermato “senza saperlo” che i loro diversi lavori erano uguali gli uni agli altri in quanto lavoro umano. E Marx diceva che “il valore non porta scritto sulla fronte ciò che è. Esso trasforma piuttosto ogni prodotto del lavoro in un geroglifico sociale. Di conseguenza gli uomini tentano di decifrare il senso del simbolo, di penetrare il mistero del loro prodotto sociale; e appunto come il linguaggio, quella determinazione degli oggetti d’uso come valori è un loro prodotto sociale”. Egli aggiungeva poi che: “il tempo di lavoro sociale non esiste, per così dire, che ‘allo stato latente’ nelle merci, e non si manifesta che nel loro processo di scambio”; che non è dunque “un ‘presupposto bell’e fatto’, ma un risultato che ‘diviene'” [Mitchell, I problemi della moneta, Prometeo, 3.1946] [(2) ‘Riforme e Rivoluzione’]
- Categoria dell'articolo:Nuove Accessioni
- Articolo pubblicato:20 Febbraio 2014