“Engels svariate volte, nel corso dell’esistenza, si soffermò sui tre viaggi compiuti in Italia, da cui trasse abbastanza precise conoscenze geografiche del paese, approfondendo le cognizioni della lingua italiana, appresa nella prima giovinezza, e del dialetto lombardo, per il quale ebbe sempre una speciale predilezione. Le occasioni per le escursioni furono diverse. Turistica, istruttiva e commerciale nel medesimo tempo nel primo viaggio, avvenuto nel 1841; “obbligata” nel secondo del 1849, in quanto profugo dalla Svizzera e diretto a Genova per imbarcarsi per l’Inghilterra; commerciale e turistica nell’ultimo, risalente al ’65. Ma fu soprattutto alla sua esperienza giovanile che Engels si richiamò più volte, lasciandone anche un parziale resoconto letterario. (…) [Nel 1841, a Barmen, Engels] si applicò soprattutto all’apprendimento della lingua italiana, “seppellendosi”, scriveva ancora alla sorella, “sotto puri libri italiani”, pensando che, con l’appoggio del padre Friedrich (1796-1860), avrebbe potuto in futuro venir introdotto negli ambienti economici di Milano per continuarvi la “formazione commerciale”, già cominciata a Brema. (…) Il dato di fatto è che Engels, nel ’41, conosceva abbastanza bene l’italiano, comprendendo anche la parlata lombarda. Indice del suo interessamento per la cultura e la storia italiane fu anche un suo dramma, scritto nel periodo immediatamente precedente a quello di cui si parla, fra il 1840 e l’inizio del ’41, sull’ultimo “tribuno” di Roma Cola di Rienzi: il lavoro, restato dimenticato e inedito, è stato rinvenuto nella Biblioteca Comunale di Wuppertal e dato alle stampe (8). Sulla scia di un interesse levatosi negli anni ’30 per la figura del “Rienzi”, che due anni più tardi vedrà anche impegnato Richard Wagner nella composizione dell’opera ‘Rienzi, l’ultimo dei tribuni’ (1842). Engels fu attratto dal personaggio italiano per la sua duplice funzione di emancipatore del popolo e di “tiranno” che, dopo aver abbattuto il dispotismo della nobiltà romana, venne colpito dalla forza vendicatrice del popolo. (…) Engels tornò successivamente in Italia in due altre occasioni, dissimili fra loro, e per soggiorni rapidi, cagionati da motivi diversi. Il suo “secondo” viaggio non fu di piacere, anche se egli di esso, con piglio giornalistico, lasciò alcune valide osservazioni di ambiente e di costume, accogliendolo con animo allegro, nonostante la tragicità degli avvenimenti. E, di nuovo, passò in Italia dalla Svizzera. (…). Sono scarne infine, le notizie relative all’ultimo soggiorno di Engels in Italia, che per altro fu di brevissima durata, trattandosi soltanto di una fuggevole sosta a Como – e forse anche a Lecco -, verosimilmente per incontrare alcuni vecchi amici. Engels parlò per la prima volta del viaggio, annunciandolo da Manchester a Marx alla metà dell’agosto 1865: gli diceva che a partire dalla settimana successiva, verso il 23-25 agosto, insieme a Samuel Moore (1830-1912), il giurista e poeta inglese amico suo e futuro traduttore del ‘Capitale’, si sarebbe recato per una quindicina di giorni in Germania e in Svizzera, da dove – scriveva – “se possibile getteremo un”occhiata di sfuggita’ anche in Italia” (32). (…) Se più non si recò in Italia, fu precisamente dopo il 1865 che le sue relazioni, o di corrispondenza o personali, con italiani andarono accentuandosi: basti pensare ai casi maggiori di Cafiero, di Bignami, di Martignetti, di Turati e di Labriola. Egli fu sempre ritenuto un perspicace esperto delle cose italiane, fu segretario corrispondente per l’Italia nel consiglio generale dell’Associazione internazionale degli operai, fu il maggior consigliere esterno del socialismo e del movimento operaio italiani nei primi lustri della loro vita organizzativa. E su questa sua partecipazione attive alle vicende e al dibattito del socialismo italiano esercitò un influsso di primo piano la conoscenza sia di personalità della sinistra sia anche della gente di strada e della vita di tutti i giorni di almeno quattro regioni, la Lombardia in primo luogo, e poi il Piemonte, la Liguria e l’Emilia.” [G.M. Bravo, Marx ed Engels in Italia, 1992] [(8) Cfr. Michael Knieriem, ‘F. Engels: Cola di Rienzi. Ein unbekanner dramatischer Entwurf’, a cura di F. Engels Haus e K. Marx Haus, Trier, 1974, passim; G.M. Bravo, Un dramma giovanile di Engels: Cola di Rienzi, “Studi Storici”, 1974, n. 3, pp. 694-697. Cfr l’edit. ital., ‘Cola di Rienzi’, ora in Marx-Engels, Opere, Roma, 1975, vol II, pp. 579-607; (32) Engels a Marx, 11 febbraio 1853, in ‘Opere’, cit., XXXIX, p. 224]