“Anzitutto vediamo il ritardo culturale. Nell’Italia umbertina e in quella del primo Novecento non si era neppure affacciata una cultura della città paragonabile a quella che stava germogliando in Inghilterra e in Francia sotto la spinta dei movimenti di protesta contro la disumana città industriale (‘La questione delle abitazioni’ di Engels è del 1848, comparve in Italia nel 1950 (*)), col contributo di scrittori e utopisti. Robert Owen, ideatore della “città perfetta” (1825) aveva fondato New Harmony nello Stato dell’Indiana, Charles Fourier aveva descritto il suo Falansterio, comunità ideale per 1620 persone, nel 1829. Dopo di lui J.B. Godin aveva realizzato a Guisa (Aisne) il Familisterio, integrante abitazioni e luoghi di lavoro. Da noi l’attenzione alla Francia veniva circoscritta ai grandi progetti di sventramenti, però senza un disegno strategico paragonabile a quello di Haussmann” [Mario Fazio, Passato e futuro delle città. Processo all’architettura contemporanea, 2000] [(*) alle stampe nel 1872, si compone di tre articoli scritti da Engels per il ‘Volksstaat’ di Lipsia. Pubblicata in Italia dall’editore Mongini nel 1901, ndr]